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Tanzania: Ricci (FederUnacoma), potenzialità per Made in Italy

di: leandro | 12 Febbraio 2025

“Parliamo di una nazione, la Tanzania, che potenzialmente ha 44 milioni di ettari di terra coltivabili, ma che attualmente ne utilizza poco più di 10 milioni, quindi un 24%. Il settore primario contribuisce a circa il 30% del Pil della nazione e impiega il 65% della forza lavoro”. Parte dai numeri Fabio Ricci, vice direttore di FederUnacoma con delega all’internazionalizzazione, sentito da Africa e Affari a margine della quarta edizione dell’Italia-Tanzania Business Forum, in corso da ieri a Dar es Salaam.

“Come in altri paesi africani – aggiunge Ricci che qui rappresenta l’organizzazione che riunisce i produttori di macchine agricole – il livello di meccanizzazione è basso, quindi le opportunità per le nostre imprese sono enormi. Dobbiamo lavorare come sistema industriale, essere presenti con tutta la filiera dell’agribusiness, quindi presentarci con il pacchetto completo: macchine agricole, ma anche attrezzature e impianti per la trasformazione e l’imballaggio, esigenze che sono emerse anche durante una tavola rotonda dedicata all’agritech e organizzata qui al Business forum”.

Secondo Ricci, che ha partecipato a precedenti edizioni del Business forum e che lo scorso anno ha guidato una delegazione di imprese in Uganda e Tanzania, c’è un crescente interesse e ci deve essere una maggiore partecipazione delle imprese italiane. “Come FederUnacoma crediamo molto sull’Africa, le potenzialità nel nostro settore sono qui, occorre tenacia. Credo che a breve e medio termine ci saranno spazi per l’industria italiana e dobbiamo far sì che questi spazi non vengano occupati da altri competitor”.

Secondo il vide direttore di FederUnacoma, la qualità e l’affidabilità del prodotto italiano sono impagabili, “dobbiamo essere noi a far capire all’imprenditore agricolo africano e alle istituzioni africane quanto sia importante il ritorno dell’investimento su tecnologie ad alto livello. Parlare anche qui di agricoltura di precisione non è un miraggio, anzi, in Africa c’è la possibilità di fare il salto diretto da un’agricoltura di base a una meccanizzazione agricola avanzata”.

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