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Commercio africano 2025: crescita, limiti e prospettive secondo Afreximbank

di: Tommaso Meo | 1 Luglio 2025

Nonostante una significativa ripresa nel 2024, il commercio africano continua a essere vulnerabile alle fluttuazioni dei mercati internazionali, evidenziando la necessità urgente di accelerare l’industrializzazione e la diversificazione economica del continente. Lo rileva il rapporto annuale pubblicato nei giorni scorsi dalla Banca africana d’import-export (Afreximbank).

Dopo una contrazione del 5,4% registrata nel 2023, il valore totale degli scambi di merci in Africa ha raggiunto i 1.500 miliardi di dollari nel 2024, segnando un incremento del 13,9%. In parallelo, il commercio intra-africano è cresciuto del 12,4%, arrivando a 220,3 miliardi di dollari, una dinamica attribuita in larga parte agli effetti iniziali della Zona di libero scambio continentale africana (ZLECAf), che sta facilitando le relazioni economiche tra i Paesi del continente.

Il traino dalle grandi economie regionali 

Dopo il calo del 2023, la ripresa del 2024 è stata trainata dalle grandi economie regionali (Sudafrica, Nigeria, Marocco). Per esempio il commercio intra-africano della Nigeria è più che raddoppiato (da 8,1 a 18,4 miliardi di dollari) grazie anche al lancio della nuova raffineria Dangote, mentre il Sudafrica ha visto una crescita del 7,5%.

Complessivamente, i flussi intra-africani stanno tornando a livelli superiori al picco pre-crisi Covid (nel 2022 erano già stati 208,3 miliardi di dollari). Il commercio intra-africano rimane concentrato in alcune aree chiave. L’Africa Meridionale detiene la quota maggiore dei flussi regionali, mentre l’Africa Occidentale si conferma seconda grazie a Costa d’Avorio e Mali, oltre alla Nigeria. L’Africa Orientale è il terzo polo commerciale interno, seguita da Africa del Nord e Centrale con ruoli più modesti.

Commercio africano, i settori chiave

I combustibili fossili (petrolio e gas) dominano ancora il commercio interno, ma cresce la quota di beni manufatti. I principali beni esportati all’interno del continente nel 2024 includevano prodotti petroliferi raffinati, macchinari ed elettrodomestici, fertilizzanti, ferro, veicoli. In particolare il Sudafrica ha ampliato le esportazioni di macchinari e veicoli. L’Africa Occidentale mostra un boom nel petrolio raffinato, mentre l’Africa Centrale è leader nell’export di metalli strategici (rame e cobalto dal Congo) per i mercati manifatturieri regionali. Anche il settore agroalimentare è rilevante: ad esempio olio di palma, zucchero e alimenti lavorati dalla Costa d’Avorio, oltre a prodotti agricoli orientali su cui l’Etiopia e il Kenya puntano in futuro.

Le rotte dell’export africano

Per quanto riguarda l’export africano, nel 2024, la quota di esportazioni verso l’Europa è scesa a circa il 26,1%, in calo rispetto al 47,8% degli anni ’90. Questa perdita di peso è stata compensata dall’ascesa dell’Asia, in particolare Cina e India, che hanno visto la loro quota salire al 26% nello stesso anno. L’America del Nord ha recuperato terreno, arrivando a rappresentare il 7,9% dell’export africano, con un valore di 60,1 miliardi di dollari, superando di nuovo il Medio Oriente (6,9%, pari a 52,4 miliardi). Sul fronte delle importazioni, l’Asia si conferma come il primo fornitore del continente africano, raggiungendo una quota del 28,5% delle importazioni nel 2024 (in crescita rispetto al 26,6% del 2023), mentre quella dell’Ue è scesa al 24,85%. Nonostante la riduzione in valore relativo, l’Europa resta fondamentale per l’Africa come partner industriale: l’export africano verso l’Ue ha generato un avanzo commerciale di 38,3 miliardi di dollari nel 2024

I limiti strutturali

Tuttavia, il rapporto mette in guardia sui limiti strutturali ancora presenti. La quota dell’Africa nelle esportazioni mondiali è infatti scesa dal 3,5% nel 2009 al 3,3% nel 2024, un dato che riflette la persistente dipendenza dalle materie prime non trasformate. Afreximbank sottolinea pertanto la necessità di puntare su una produzione a maggiore valore aggiunto per garantire una crescita sostenibile e una migliore integrazione dell’Africa nelle catene globali del valore.

Un ostacolo chiave resta il deficit di finanziamento commerciale, stimato intorno ai 100 miliardi di dollari annui, che penalizza soprattutto le PMI. In Africa le banche locali offrono credito limitato e costoso, e le regole globali alzano i costi del capitale. In risposta, la Banca ha erogato nel 2024 oltre 17,5 miliardi di dollari in linee di credito per il commercio e si propone di aumentare tale impegno fino a 40 miliardi di dollari entro il 2026, per sostenere ulteriormente gli scambi interni al continente, ma il gap resta rilevante.

Le barriere al commercio africano

Molte barriere rimangono anche a livello regolatorio. L’attuazione dell’AfCFTA è ancora parziale: occorre completare la liberalizzazione dei dazi (obiettivo 90% delle voci) e armonizzare regole d’origine e classificazioni tariffarie tra tutti i Paesi membri. A oggi permangono oneri burocratici e divergenze (valute non convertibili, procedure doganali complesse, standard diversi) che rallentano i flussi intraregionali. In sintesi, il rapporto sottolinea che per sfruttare l’AfCFTA serve investimento in infrastrutture digitali e logistiche e in armonizzazione normativa.

Le strategie per il futuro

Il rapporto insiste anche sulla necessità di riforme e investimenti coordinati. In primis, secondo Afreximbank, occorre ricapitalizzare le istituzioni finanziarie regionali per chiudere il gap di credito. Sarà poi utile anche espandere infrastrutture logistiche e digitali: potenziare porti, strade, ferrovie e reti energetiche e creare valute di conto regionali.

A questo proposito, il report valorizza anche l’importanza crescente del Sistema panafricano di pagamento e regolamento (Papss), che consente alle imprese africane di effettuare transazioni transfrontaliere in valuta locale, riducendo la dipendenza da divise estere come dollaro ed euro. Il Papss – con oltre 16 banche centrali e 150 banche commerciali collegate – sta iniziando a ridurre questi ostacoli, ma la copertura deve ancora espandersi. Afreximbank invita infine i governi africani a rafforzare il sostegno alla ZLECAf, considerata un pilastro strategico per costruire una resilienza commerciale duratura e favorire un’integrazione economica più profonda tra le economie del continente.

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