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Africa: specializzare le zone economiche speciali per sfruttare meglio le loro potenzialità

di: Redazione | 19 Aprile 2023

Le zone economiche speciali (Zes) si stanno moltiplicando nel continente africano, ma rispondono davvero agli obiettivi in termini di sviluppo, soprattutto per i Paesi ospitanti? A questa domanda troviamo elementi di risposta in uno studio realizzato nei mesi scorsi dal ministero senegalese dell’Economia, della Pianificazione e della Cooperazione, analizzato in questi giorni dall’agenzia stampa Ecofin.

Complessivamente, l’analisi ritiene che la performance delle Zes rimane – nonostante alcuni successi –  al di sotto degli obiettivi fissati in termini di industrializzazione, attrazione di investimenti esteri diretti (Ide) e creazione di posti di lavoro.

Il rapporto spiega lo scarso rendimento delle Zes in Africa a causa dell’isolamento di un numero significativo di queste aree, dei fallimenti nella catena di approvvigionamento degli input, degli alti costi energetici e dei problemi di governance. Le Zes sono inoltre penalizzate dall’esclusione dei loro prodotti dai regimi di preferenza commerciale stabiliti da alcune comunità economiche regionali, a causa dei vantaggi competitivi che le aziende situate in queste aree possono offrire rispetto a società ordinarie che esportano nello stesso mercato senza beneficiare degli stessi vantaggi. Questo asptto sottolinea l’importanza di una riflessione approfondita sulle modalità per consentire alle imprese insediate nelle Zes di beneficiare dei vantaggi dell’African Continental Free Trade Area (Zona africana di libero scambio, AfCfta) senza penalizzare troppo le imprese operanti in regime di common law.

Il rapporto indica che l’Africa ha un totale di 237 Zes distribuite in 37 Paesi. I Paesi africani che ospitano il maggior numero di queste aree sono il Kenya (61), la Nigeria (38), l’Etiopia (18), l’Egitto (10) e il Camerun (9).

Per quanto riguarda le aree di attività, a detta degli analisti del ministero senegalese, le Zes africane non sono sufficientemente specializzate. L’89% è multisettoriale (agroalimentare, attrezzature e dispositivi, farmaceutico, ecc.). Solo Etiopia (Hawassa/tessile), Gabon (Nkok/legno) e Marocco (Tangeri Med e Kenitra/industria automobilistica e industria aeronautica) hanno finora sviluppato zone specifiche per sfruttare i loro vantaggi comparativi in ​​settori ben definiti.

Il rapporto sottolinea in questo contesto che le Zes africane non sono generalmente riuscite finora a industrializzare le economie del continente. Tra il 2015 e il 2020, i manufatti hanno rappresentato meno del 25% delle esportazioni africane rispetto al 61% delle importazioni.

Sono stati registrati casi di successo in alcuni paesi come Marocco, Etiopia, Mauritius o Gibuti. A parte queste poche eccezioni, le Zes del continente non hanno performato bene rispetto a quelle dell’Asia e dell’America Latina, dove hanno svolto un ruolo chiave nell’attrazione di Ide, nell’industrializzazione e nella creazione di posti di lavoro.

A parte Gibuti, dove il contributo all’occupazione nazionale è del 48%, questo indicatore è molto basso in Africa (generalmente inferiore al 5%). Lo studio su un campione di dodici Paesi africani (Angola, Gibuti, Egitto, Etiopia, Ghana, Kenya, Marocco, Rwanda, Senegal, Sudafrica, Tanzania e Togo) rivela che il numero medio di posti di lavoro creati a livello di ogni Zes è tra 1001 e 10.000 per area. Una manciata di Zes si distingue per la creazione di un numero relativamente elevato di posti di lavoro, come Tangeri Med in Marocco (80.000) e Alexandria Public Free Zone in Egitto (74.000).

In termini di attrazione di IDE, anche la performance delle ZES del continente è molto modesta. Il Marocco e l’Etiopia sono spesso citati come storie di successo in questo capitolo.

Definite come aree geografiche delimitate all’interno dei confini di un paese, che offrono agli investitori incentivi fiscali (riduzione o eliminazione delle tasse), infrastrutture (terreni edificati, fabbricati, servizi pubblici), regime doganale speciale (esenzione da tasse e dazi doganali) e regime semplificato procedure amministrative rispetto a ciò di cui beneficerebbero normalmente nell’ambiente nazionale, le Zes devono la loro notorietà principalmente ai paesi asiatici. Queste aree sono state davvero decisive per il decollo economico della Cina e di altri draghi asiatici come la Corea del Sud, Hong Kong e Singapore. [Da Redazione InfoAfrica]

© Riproduzione riservata

Leggi il nostro focus sulle prospettive economiche del continente: https://www.africaeaffari.it/rivista/2023-ci-sara-ancora-da-ballare

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