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Africa Occidentale: le zone economiche speciali tra luci e ombre

di: Giulia Filpi | 14 Giugno 2024

In un’intervista al sito di approfondimento e divulgazione The Conversation, l’economista dei trasporti Jonas Aryee, che ha studiato le aree di libero scambio in Africa occidentale, sottolinea luci e ombre dell’istituzione di “porti franchi”, zone economiche speciali non soggette a tassazioni doganali ordinarie i cui benefici per l’economia del Continente sarebbero difficili da dimostrare.

L’Africa occidentale conta 29 zone franche in 11 Paesi: esempi sono la capitale del Togo, Lomé, e la capitale della Liberia, Monrovia.

“Il successo dei porti franchi nella crescita della produzione e delle economie locali- spiega Aryee- è esemplificato da Paesi come la Malesia e Singapore. Nelle giuste condizioni, questo successo può essere replicato in Africa occidentale”. Tuttavia, “può essere difficile fare valutazioni sull’efficacia delle zone di libero scambio a causa della complessità dei dati disponibili e dei vari modi in cui possiamo interpretarli”.

“Diversi rapporti della Banca Mondiale- sottolinea Aryee- alludono alle sfide dei dati e alle scarse prestazioni dei porti franchi africani rispetto a quelli dell’Asia, dell’Europa orientale e, in misura minore, dell’America Latina, a causa delle difficoltà di attuazione”.

Inoltre, “i porti franchi possono creare diversi problemi. Le autorità possono essere troppo indulgenti per cercare di attirare gli utenti, il che può portare a flussi finanziari illeciti, merci illecite ed evasione fiscale”.

Infine, aggiunge lo studioso, “la performance della zona di libero scambio dovrebbe avere un impatto ampio sull’economia a un certo punto della sua esistenza”.

 

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