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Africa: miniere, i Paesi più attrattivi secondo Jeune Afrique

di: Celine Camoin | 11 Febbraio 2025

È il Sudafrica, cuore dell’industria mineraria del continente africano, al vertice della classifica dei 25 Paesi più attraenti dal punto di vista minerario del continente, stilata da Jeune Afrique, in collaborazione con istituzioni e organizzazioni internazionali.

La leadership del Sudafrica è giustificata dal livello delle sue infrastrutture stradali e ferroviarie, dalla solidità e maturità delle sue istituzioni e del suo sistema bancario, dalle sue immense riserve minerarie e dal numero di progetti essenziali per il successo minerario del Paese, in particolare del platino. Nonostante tutto ciò, il settore minerario sembra invecchiare, appesantito dall’incertezza normativa e dal peso dei profitti per i produttori di platino.

Seguono in classifica Namibia, Botswana, Marocco e Repubblica democratica del Congo (Rdc). Zambia, Guinea, Mauritania, Tanzania e Ghana completano la Top 10.

Il Botswana, noto per i suoi diamanti, tagliati principalmente dalla De Beers, è anche ricco di metalli necessari per la transizione energetica. La Namibia ha il secondo punteggio più alto per numero di progetti minerari critici, rispetto al Sudafrica e alla Rdc. Windhoek non possiede solo una miniera di uranio, ma anche di litio e ferro, e il suo clima per gli affari imbattibile è interessante agli occhi degli investitori.

I tre successivi Paesi in classifica hanno una forte presenza di rame nel sottosuolo. Un metallo la cui eccezionale conduttività lo rende un elemento chiave nella transizione energetica e digitale. La Rdc detiene la riserva più grande del continente (80 milioni di tonnellate), con riserve di elevata qualità. Abbastanza per rendere il Paese attrattivo nonostante un clima imprenditoriale molto debole e una legislazione e una governance che non ispirarano fiducia.

Con la seconda riserva di rame più grande dell’Africa (21 milioni di tonnellate), lo Zambia è una scommessa degna della Rdc nella classifica generale. Dopo i due giganti del rame,  il Marocco ne vanta “solo” 11,6 milioni di tonnellate, ma il suo quadro giudiziario e il suo clima imprenditoriale sono stati apprezzati permettendo al Paese di salire al 4° posto della classifica di Jeune Afrique.

La Guinea si trova attualmente in una situazione di scarsi progressi nel suo quadro giuridico e nella sua governance, per non parlare delle infrastrutture limitate. Il Paese è stato però “ricompensato” con enormi riserve di bauxite, oro e ferro, e la gestione del Paese da parte del generale Mamadi Doumbouya dal 2021 non ha fatto scappare gli investitori. Al contrario, Rio Tinto, Baowu e il consorzio Winning Simandou stanno investendo circa 20 miliardi di dollari per far progredire la produzione del progetto del minerale di ferro di Simandou quest’anno. Lo Stato ha inoltre miliardi di dollari in contratti con investitori guineani: disporre di una rete di investitori nazionali per soddisfare le esigenze del settore minerario e le esigenze dei contenuti locali è ormai essenziale per attrarre investitori.

Il Mali intratteneva ingenti scambi commerciali con gli operatori minerari occidentali e questo gli è valso l’undicesimo posto nella classifica. Se l’interesse delle investitori viene meno, ciò è dovuto in gran parte all’instabilità del governo. Il Burkina Faso, percorso dall’insicurezza, si trova al 15° posto. Il Niger, più famoso per l’uranio che per l’oro, è 21°.

I Paesi della regione dell’Africa centrale competono dalla 16a posizione, con il Camerun. Tra i minerali trovati nel sottosuolo di questi nuovi siti minerari troviamo oro, zinco, terre rare, uranio, nichel, rutilo e manganese. Oltre ai giacimenti di ferro che si sviluppavano lungo il cratere del Kasai Congo e che si estendevano a sud e a est del Camerun, c’è anche il giacimento storico di Mbalam.

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