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Sentitevi liberi di improvvisare sull’Africa

di: Massimo Zaurrini | 6 Luglio 2018

Ma perché tutti si sentono in diritto di improvvisarsi esperti di Africa? Io mi occupo di questo continente ormai da più di tre lustri e mai, dico mai, ho avuto la sensazione di capirci qualcosa. Troppo grande, troppo variegato, troppo veloce nei suoi scatti (non importa se in avanti o indietro) per incasellarlo, inquadrarlo, fotografarlo.
L’Africa è un treno in corsa, magari disordinata e confusa, ma sempre in corsa. Provate a fare una foto a un treno in corsa. Non ne otterrete che un’immagine sfocata. Eppure in un’epoca e in un Paese in cui l’improvvisazione a tutti i livelli appare ormai sdoganata, chiunque si sente in diritto di fare e dire qualsiasi cosa. Poco importa se fino al giorno prima ci si è occupati di tutt’altro tema o di tutt’altra zona del pianeta. Quanti sono i soggetti istituzionali, politici, economici, in grado di smascherare un improvvisatore? O di riconoscere, con umiltà, la propria non competenza su questa zona di mondo? Ed ecco che si innalzano a verità assolute luoghi comuni o informazioni frammentarie prese a destra e a manca.
Nel teatrino italico ci si può tranquillamente improvvisare consulenti sull’Africa, editori sull’Africa, giornalisti sull’Africa, avvocati sull’Africa, università sull’Africa. Peccato che poi l’Africa, così come la vita, a un certo punto presenterà un conto reale da saldare. Ma nel frattempo gli improvvisatori avranno sicuramente già cambiato obiettivo.

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