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Energia nelle campagne chiave per la rivoluzione industriale

di: Redazione | 6 Luglio 2020

Sostenere l’elettrificazione nelle zone rurali è fondamentale da un punto di vista economico e strategico: così ha detto in un’intervista pubblicata sul numero di giugno-luglio di Africa e Affari Claudio Pedretti, fondatore della SharePower, società attiva nelle minigrid, illustrando l’importanza di un settore forse ancora negletto rispetto alla realizzazione di grandi impianti alimentati da fonti rinnovabili pulite. Di seguito un estratto dell’intervista.

«Quando l’elettricità arriva in un villaggio sperduto è come se arrivasse la rivoluzione industriale», aggiunge l’imprenditore, che lo scorso marzo è stato nominato nuovo presidente dell’Alleanza per l’elettrificazione rurale (Are), associazione con sede a Bruxelles che riunisce più di 150 tra aziende, istituzioni e organizzazioni non governative.

«Insieme all’elettricità – spiega Pedretti – arrivano la catena del freddo per la conservazione dei prodotti agroalimentari, i pozzi con le pompe per l’acqua potabile, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per collegarsi al resto del mondo: in breve, l’elettricità consente di facilitare l’avvio di tutta una serie di opportunità di sviluppo altrimenti impensabili».

Ingegner Pedretti, la sua nomina a presidente dell’Are può essere il segnale dell’importanza che le aziende italiane hanno nel settore delle rinnovabili off-grid?

Ci sono alcune imprese pionieristiche molto apprezzate, tuttavia il settore in Italia soprattutto nel campo dell’impiantistica e delle tecnologie off-grid, ha un ruolo piuttosto limitato, soprattutto se paragonato a quanto è stato fatto in altri Paesi. Bisogna ricordare che il settore dei sistemi di energia rinnovabile distribuita (Dre) è nato solo una decina di anni fa grazie all’impegno del mondo non profit, che con i suoi progetti di cooperazione ha attivato un nuovo mercato, incontrando l’interesse dei privati. Questa fase ha coinciso con la grande crescita dell’Are, che quando è nata sette anni fa era composta da 25 membri mentre oggi sono più di 150. L’elezione di un italiano alla sua guida è quindi prima di tutto un’opportunità per le aziende italiane.

Qual è la missione di Are?

È molto semplice. Contribuire al raggiungimento dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile numero 7, cioè assicurare a tutti entro il 2030 l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni. L’Are si propone di facilitare e attivare tutti gli strumenti necessari a garantire l’accesso universale diretto all’elettricità nelle zone rurali. Fare questo significa lavorare con aziende private, istituzioni finanziarie internazionali, organizzazioni non governative, con i Paesi donatori e con quelli in via di sviluppo. In sintesi, il compito dell’alleanza è sostenere la nascita di mercati regolamentati, mettendo in contatto i diversi soggetti coinvolti e facendo un’azione di pressione sulle istituzioni che poi finanziano questo mercato.

In Africa più di metà della popolazione non ha accesso all’elettricità…

Da una parte è necessario un avanzamento tecnologico, che già sta avvenendo, e quindi portare a maturazione quelle tecnologie che sono alla base dell’elettrificazione rurale off-grid, come per esempio i sistemi di stoccaggio. Questo serve a garantire maggiore affidabilità dei prodotti, perché quando si va nelle aree remote bisogna assicurarsi che gli impianti non si rompano. Oggi il prezzo per la generazione elettrica è crollato, così come sta drasticamente diminuendo il prezzo dello stoccaggio: sono due fattori fondamentali che riguardano l’aspetto industriale. Il secondo aspetto è il quadro regolatorio, che deve garantire anche ai piccoli produttori, e non solo ai grandi operatori, la possibilità di produrre, distribuire e vendere l’energia al dettaglio. I soggetti che operano nel campo dell’elettrificazione rurale sono molteplici e spesso ben diversi dalle utility tradizionali. C’è bisogno di un sistema ben definito che consenta di investire in sicurezza.

La versione integrale dell’intervista è disponibile sul numero 6-2020 di Africa e Affari. [Redazione InfoAfrica] © Riproduzione riservata

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