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Opportunità Rwanda, ecco perché c'è spazio per le imprese italiane

di: Redazione | 3 Giugno 2020

Due webinar dedicati al Rwanda, oggi 3 giugno e poi il 10 giugno (per iscriversi all’appuntamento odierno clicca qui), un Paese che dal 1994 in poi ha fatto dei passi avanti più che significativi ponendosi all’avanguardia in Africa in una serie di settori innovativi.
Con spazi crescenti e potenziali opportunità anche per l’Italia, sottolinea Claudia Beretta del Global Green Growth Institute (GGGI Rwanda), l’istituto che ha organizzato i due webinar insieme all’Autorità ruandese di gestione ambientale (REMA) e in collaborazione con il Ministero italiano per l’Ambiente e il mensile economico Africa e Affari.
Dottoressa Beretta, perché il Rwanda?
Il Rwanda ha registrato negli ultimi anni una crescita economica dell’8%. Si è contraddistinto per la sua capacità di attrarre investimenti grazie anche all’efficienza della pubblica amministrazione, a un adeguato uso della tecnologia e alla facilità nel creare impresa (29mo Paese al mondo nell’Indice Doing business della Banca Mondiale; poche ore per aprire una società!). Anche un determinato contrasto alla corruzione e il basso tasso di criminalità hanno generato un crescente interesse nei confronti del Paese.
Il Rwanda sta inoltre lavorando molto sullo sviluppo delle infrastrutture. Questo include anche la costruzione di un nuovo aeroporto che in un paio di anni verrà completato ed ambisce ad essere l’aeroporto più green dell’Africa. Più di un anno fa è stato poi lanciato la Dubai Ports World Kigali Logistics Platform, che è una grande area logistica per la gestione di container. Il Rwanda si sta posizionando in un’ottica di integrazione regionale rafforzata in prospettiva del funzionamento della zona di libero scambio, che è stata firmata proprio a Kigali nel marzo del 2018.
Quali sono le opportunità per la green economy?
Kigali è una delle città più pulite d’Africa. Il Rwanda ha mostrato soprattutto negli ultimi anni una crescente sensibilità per la salvaguardia dell’ambiente. Un paese che già 10 anni fa ha vietato l’uso dei sacchetti di plastica (i passeggeri in arrivo a Kigali devono lasciarli all’aeroporto), l’anno scorso ha emesso una nuova direttiva per bandire l’uso di qualsiasi contenitore di plastica, lasciando spazio a possibili nuovi mercati per packaging e imballaggi prodotti con materiali alternativi organici come il bambù (le cannucce in plastica sono già state in parte sostituite dal bambù), la carta o il legno e all’individuazione di nuove tecnologie. Recentemente il governo ha annunciato di voler limitare l’utilizzo del carbone per uso domestico a Kigali. Questo stimolerà probabilmente la ricerca di nuove tecnologie a basso costo. In agricoltura uno dei problemi maggiori è senz’altro legato alla mancanza di tecnologie per la conservazione dei prodotti ortofrutticoli e caseari (il 30, 40% dei prodotti non arriva neanche ai mercati). Servono sistemi di refrigerazione ad energia rinnovabile per le aree rurali, supportati da modelli economici sostenibili. Grazie alle sue ricchezze naturali, il Rwanda punta molto anche sul turismo che si sta caratterizzando come destinazione turistica di lusso. Questo lascia comunque spazio ad un turismo più generalizzato grazie all’impegno del governo nella conservazione delle risorse naturali e nella promozione della biodiversità. Tutto ciò apre spazi interessanti per il sistema Italia per opportunità legate alla fornitura di beni e servizi, inclusi formazione e management.
Forte interesse anche nel campo tessile per soddisfare sia una domanda interna cresciuta anche in seguito al divieto di importare abbigliamento di seconda mano, sia un potenziale legato alla creazione di unità manifatturiere con una vocazione all’export con un’attenzione sempre maggiore verso produzioni di qualità e rispettose dell’ambiente.
Il Rwanda inoltre si è posto l’ambizioso obiettivo di fornire energia elettrica alla totalità della popolazione entro il 2024, mantenendo però il 48% del totale da fonti rinnovabili. Opportunità quindi per sistemi a energia solare e off-grid tramite sistemi economici sostenibili che possano soddisfare le necessità della popolazione rurale.
Cosa può offrire l’Italia ?
Un crescente interesse verso il mercato italiano si è sicuramente manifestato negli ultimi due anni in Rwanda. Ne sono prova il progetto per la promozione del settore privato italiano (di cui mi occupo) che si iscrive nel quadro di un più ampio accordo tra i Ministeri dell’Ambiente firmato già nel 2016; un avviato dialogo tra Assolombarda e la Confindustria Ruandese (Private Sector Federation); e la creazione di un’antenna di ICE all’inizio di quest’anno con alcune attività di formazione per imprenditori agricoli. L’attenzione è rivolta soprattutto ai settori tessile (anche moda e design) e dell’agri-business, ma anche alle costruzioni, all’energia e all’ospitalità. [Redazione InfoAfrica] © Riproduzione riservata

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