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Un inviato speciale italiano per l’Africa? La proposta di una deputata

di: Redazione | 11 Agosto 2014

“Serve una figura chiaramente riconoscibile, un inviato speciale del governo (magari potenziando il ruolo del viceministro degli Esteri) che pensi, implementi e rappresenti la nuova visione dell’esecutivo italiano per il continente sia presso gli attori pubblici e privati italiani che presso le controparti africane, coordinando gli sforzi e le energie italiane secondo un disegno finalmente di sistema”.
A dirlo, o meglio a scriverlo, è Lia Quartapelle – deputata del Partito Democratico, esperta d’Africa nonchè Segretario della Commissione Esteri della Camera e membro del Comitato permanente per l’Africa e le questioni globali – commentando, in un editoriale pubblicato sul quotidiano Europa, il recente storico viaggio del presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi  in Africa sub-sahariana e il primo grande vertice organizzato la scorsa settimana a Washington tra gli USA e l’Africa.
In un lungo commento intitolato “La via italiana alla presenza in Africa” la Quartapelle fornisce alcuni spunti di riflessione “ per un intervento organico che può essere portatore di sviluppo”, confermando la volontà dell’Italia di giocare un nuovo ruolo in Africa.
“Il summit Stati Uniti-Africa rende evidente al pubblico italiano quello che era già chiaro a questo governo: l’Africa sta tornando ad essere un continente strategico, non solo per le minacce – migrazioni, terrorismo, ora il virus Ebola – che possono derivarvi, ma per le opportunità di partnership in vari ambiti – economico, geopolitico, demografico – che si possono creare” scrive ancora la deputata.
Dopo aver ricordato tutte le recenti iniziative italiane dedicate all’Africa, la Quartapelle definisce questi sviluppi “tutti tasselli importanti per rilanciare una presenza diplomatica e politica in un continente verso il quale l’Italia ha un vantaggio geografico competitivo e con il quale il nostro paese ha una capacità di dialogo diversa dagli altri. Tutti tasselli che indicano una possibile “via italiana” alla presenza in Africa”.
Dalla riforma della cooperazione, al rispetto dei Diritti umani, la deputata spiega che “l’intendimento del nostro governo a riavvicinare l’Italia all’Africa fa ben sperare che l’Italia possa riconoscere l’Africa come partner di sviluppo. Serve però una coerenza di fondo delle strategie perché alla suggestione di una partnership Italia-Africa seguano fatti concreti e non esclusivamente l’arrivo di interessi economici senza un disegno strategico”.
La deputata evidenzia la “grande domanda di Africa da parte delle nostre imprese, che va agevolata, guidata, stimolata. Certamente, il modello delle piccole e medie imprese è un modello che è più adattabile al contesto africano, ma ha anche una struttura che più difficilmente affronta il mercato estero, e soprattutto mercati complessi come quelli africani. In questo senso, un accompagnamento pubblico serve ancora di più”.
Tra le “idee” indicate per raggiungere questo obiettivo vengono indicate “una specifica garanzia temporanea contro il rischio politico attraverso il gruppo Cassa depositi e prestiti; un più stretto coordinamento tra Maeci e Mise per le missioni di sistema; missioni di filiera in specifici paesi; il rafforzamento dell’internazionalizzazione di reti di imprese in Africa, con capofila le grandi società italiane già presenti nella regione; un migliore utilizzo delle seconde generazioni nel sistema di internazionalizzazione.
“Le relazioni economiche da sole non bastano. Se la cifra italiana dei rapporti con l’Africa è la possibilità di costruire una rete di reciproco sviluppo, va capito come un intervento organico nei confronti dell’Africa possa essere portatore di sviluppo” conclude Lia Quartapelle.

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