di: Tommaso Meo | 16 Luglio 2025
Per liberare il potenziale di crescita dell’Africa è necessario accelerare verso un’unione doganale continentale (Afccu) e un mercato comune (Afccom), abbattendo le barriere commerciali e armonizzando le politiche economiche. È questa la raccomandazione centrale dell’undicesima edizione del rapporto “Assessing Regional Integration in Africa” (Aria XI), curato dalla Commissione dell’Unione Africana (Auc), dalla Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite (Eca) e dalla Banca africana di sviluppo (Afdb), presentato durante la settima riunione di coordinamento semestrale dell’Unione Africana (Ua) a Malabo, in Guinea Equatoriale.
Afcfta: il fondamento dell’integrazione continentale
Il nuovo report – il cui sottotitolo è “Realizzare la Comunità economica africana: verso un’Unione doganale continentale africana e un mercato comune continentale africano” – parte dai progressi compiuti dall’Area di libero scambio continentale africana (Afcfta), considerata una tappa fondamentale nel processo di integrazione economica del continente. A marzo 2025, 54 Paesi avevano firmato l’accordo e 48 lo avevano ratificato, dimostrando una volontà politica forte e trasversale.
Nonostante il continente commerci ancora principalmente con l’estero, la quota interna sta crescendo. Prima di includere l’economia informale, il commercio intra-africano rappresenta circa il 14,5% del totale africano; includendo il commercio informale non censito, la quota salirebbe al 15-17%. Escludendo i cinque maggiori esportatori africani (Sudafrica, Nigeria, Algeria, Egitto, Angola), la quota interna media 2019-23 sale al 16-17%. Particolarmente significativo è il dato che il 43% delle esportazioni intra-africane è costituito da beni manifatturieri.
Il momento favorevole per l’accelerazione
Il rapporto evidenzia che il momento è favorevole per accelerare l’agenda continentale. Come sottolinea Claver Gatete, segretario esecutivo della Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite (Uneca), “l’Afcfta offre un’opportunità trasformativa… sbloccando un potenziale economico significativo e favorendo un’integrazione regionale più profonda”. Secondo il rapporto, la creazione di un’unione doganale africana e di un mercato comune continentale genererà “sostanziali benefici economici” oltre quelli già offerti dall’Afcfta, aumentando il potere contrattuale e la competitività dell’Africa nel contesto globale.
Le tappe verso l’Unione doganale e il Mercato unico
Pur riconoscendo che i tempi di realizzazione saranno necessariamente lunghi, il rapporto invita a non perdere tempo e a pianificare sin da ora il passaggio verso un mercato e una dogana unici, parallelamente all’attuazione finale dell’Afcfta. Le priorità immediate identificate includono la definizione urgente di una tariffa esterna comune continentale, l’armonizzazione delle procedure doganali e degli standard commerciali, oltre al potenziamento dei protocolli esistenti come base per creare collegamenti continentali più solidi.
La strategia raccomandata da Aria XI privilegia un approccio pragmatico e incrementale: anziché creare immediatamente nuove grandi istituzioni, si propone di ottimizzare e adeguare quelle esistenti. Tra le soluzioni concrete avanzate spicca la possibile trasformazione della Segreteria dell’Afcfta in Segreteria dell’Afccu/Afccom, garantendo così continuità istituzionale e sfruttando l’esperienza già maturata.
Un approccio integrato per la sostenibilità
Aria XI richiama l’attenzione sulla necessità di un approccio integrato per garantire la sostenibilità del processo. Numerosi Paesi africani, infatti, sono afflitti da un elevato debito pubblico, dipendono da poche commodities e risultano esposti a shock esterni e debolezze istituzionali – fragilità che riducono la capacità di rispettare le regole comuni.
L’insufficienza di infrastrutture (strade, porti, energia, sanità) frena la crescita di circa il 2% annuo e riduce la produttività, mentre conflitti, instabilità e corruzione erodono la fiducia reciproca e l’attrattività degli investimenti. Il documento riconosce inoltre che la profonda povertà e le disuguaglianze rallentano la diffusione dei benefici dell’integrazione. Il rapporto sottolinea quindi l’importanza di politiche di supporto mirate per mitigare gli impatti differenziati sui diversi Paesi.
I vincoli strutturali da superare
Tra i principali vincoli ancora da superare, spiccano le barriere non tariffarie residue, che devono essere eliminate per consentire un reale mercato unico. Il rapporto identifica in particolare le normative eterogenee (misure sanitarie e fitosanitarie, etichettature, certificazioni) e le procedure doganali farraginose come ostacoli persistenti all’integrazione.
Un ulteriore nodo critico è rappresentato dalla forte dipendenza di alcuni Paesi dalle entrate doganali: ad alti livelli d’importazione corrispondono spesso tariffe basse (per contenere i costi interni), mentre molti Stati sono riluttanti a rinunciare al gettito fiscale derivante dai dazi. Questa dinamica implica che una liberalizzazione tariffaria obbligatoria richiederà meccanismi compensativi e un’attenta considerazione delle specifiche esigenze nazionali.
La sfida del coordinamento politico
La questione del coordinamento politico rimane centrale per il successo dell’integrazione: i ministeri e le agenzie nazionali dovranno sincronizzare le proprie politiche con quelle continentali, evitando che il processo di integrazione venga strumentalizzato per favorire singoli interessi settoriali a discapito della visione d’insieme.
Verso un’africa economicamente integrata
L’ambizioso progetto di un’unione doganale e di un mercato comune africano rappresenta l’evoluzione naturale dei successi dell’Afcfta. Nonostante le sfide strutturali e politiche, il consenso crescente tra i Paesi africani e i benefici già tangibili del libero scambio continentale creano le premesse per un’accelerazione dell’integrazione economica. Il successo di questo processo dipenderà dalla capacità dei leader africani di armonizzare gli interessi nazionali con la visione di un continente economicamente unito, capace di competere efficacemente nell’economia globale del XXI secolo.
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