di: Michele Vollaro | 28 Luglio 2025
Di fronte a un gap finanziario stimato in quasi 700 miliardi di dollari l’anno per trasformare i sistemi agroalimentari, la risposta della finanza è corale: usare i fondi pubblici e della cooperazione per “de-rischiare” (de-risk) il settore agricolo e renderlo un terreno sicuro per i grandi investimenti privati. È questo il messaggio emerso dal principale dialogo sugli investimenti del Vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari (UNFSS+4), in corso oggi e domani ad Addis Abeba, che ha visto allo stesso tavolo Banca Mondiale, banche di sviluppo, donatori come il Regno Unito e colossi dell’agribusiness come Bayer.
La discussione, aperta dalla vice-segretaria generale dell’Onu Amina Mohammed che ha definito la fame “una crisi di giustizia”, è entrata nel vivo con la presentazione delle soluzioni. Shobha Shetty della Banca Mondiale ha illustrato una serie di strumenti finanziari innovativi già in campo, come i “debt-for-development swap” (conversione del debito in investimenti per lo sviluppo) e i “performance-linked bond“, prestiti i cui tassi d’interesse sono legati al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità, come la riduzione delle emissioni di metano. Un altro punto chiave, ha aggiunto, è “riconvertire” i quasi 700 miliardi di dollari di sussidi agricoli globali “dannosi”.
Anche i grandi donatori bilaterali si stanno muovendo su questa linea. Jen Haugen del ministero degli Esteri britannico ha confermato un cambio di approccio del Regno Unito, da “proprietario di progetti” a “investitore strategico”, che usa la sua finanza per il clima per catalizzare capitali privati, ad esempio supportando prestiti in valuta locale.
In questo quadro, si è inserito con una strategia molto dettagliata Giulio Dal Magro, responsabile dei finanziamenti per la cooperazione internazionale allo sviluppo di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), braccio finanziario del “Sistema Italia”. Dal Magro ha spiegato l’approccio a tre livelli dell’Italia per il Piano Mattei: finanziamento indiretto tramite le banche locali per raggiungere i piccoli agricoltori, strumenti su misura come i “mini-bond” per le medie imprese, e prestiti legati alla sostenibilità per le grandi aziende, confermando in questo modo che Cdp sta usando “risorse del governo italiano” per tali scopi.
La visione del grande settore privato è stata espressa da Matthias Berninger di Bayer, che ha sottolineato come la sua azienda punti a raggiungere 100 milioni di piccoli agricoltori entro il 2030 “non come un’azione filantropica, ma come un business”. Ha indicato nelle assicurazioni agricole basate sulla tecnologia e nelle nuove biotecnologie, come il “gene editing“, gli strumenti chiave per il futuro, notando come queste siano “ormai benvenute in molti Paesi” africani.
La prospettiva africana, rappresentata da Rwanda, Alleanza per una Rivoluzione verde in Africa (Agra) e dalla Banca africana di sviluppo (AfDB), ha mostrato un forte allineamento con questo modello, illustrando gli sforzi nazionali per creare un ambiente favorevole agli investimenti, ad esempio attraverso fondi di garanzia e la creazione di “zone speciali di trasformazione agro-industriale”, come già annunciato dalla Nigeria.
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