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Uganda/Tanzania: Kampala sceglie la Tanzania per il nuovo oleodotto

di: Redazione | 26 Aprile 2016

Passerà dalla Tanzania, e non dal Kenya, l’oleodotto che collegherà i giacimenti petroliferi ugandesi nel Lago Alberto ( nel nord ovest del paese a ridosso del confine con la Repubblica Democratica del Congo) con la costa dell’Africa Orientale.
La decisione è stata annunciata nel fine settimana a termine del 13esimo vertice del progetto d’integrazione infrastrutturale del Corridoio Nord.
La decisione di collegare i pozzi del Lago Alberto con il porto tanzaniano di Tanga è stata presa al termine del vertice che ha riunito i presidenti Yoweri Museveni dell’Uganda, Paul Kagame del Ruanda e Uhuru Kenyatta del Kenya e a cui hanno partecipato anche funzionari governativi di Tanzania, Burundi e Sud Sudan..
Questa decisione mette fine ai negoziati tra Uganda, Kenya e Tanzania sulla strada che l’oleodotto avrebbe preso.
In una dichiarazione rilasciata dopo la loro riunione, durata due giorni, i leader hanno inoltre convenuto che il Kenya costruirà la sua pipeline di Lokichar porto di Lamu.
Data per scontata fino a qualche mese fa, la rotta settentrionale dell’oleodotto che avrebbe portato il petrolio in Kenya collegandosi al progetto infrastrutturale LAPPSET, è stata rapidamente scalzata da quella tanzaniana, ritenuta più economica e sicura dalla Total (una delle compagnie che detiene i diritti sui pozzi ugandesi), considerata di più rapida realizzazione dall’Uganda (impegnata ad accorciare i tempi di commercializzazione del greggio) e rafforzata dalla decisione del governo tanzaniano di entrare con una quota nella realizzazione della raffineria voluta dall’Uganda.
Secondo un documento diffuso il mese scorso dalla Presidenza della Tanzania si specifica che l’oleodotto proposto sarà lungo 1120 chilometri e che i lavori per la sua costruzione dovrebbero essere completati entro metà del 2020.
A portare avanti le attività esplorative di petrolio in Uganda, concentrate soprattutto nel bacino settentrionale del Lago Alberto, sono la francese Total, la China National Offshore Oil Corporation e la britannica Tullow Oil.

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