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Terre rare, la Nigeria scommette sulla raffinazione interna

di: Andrea Spinelli Barrile | 2 Luglio 2025

Il ministro delle Miniere nigeriano, Dele Alake, ha annunciato ieri un investimento diretto estero di 400 milioni di dollari da parte del gruppo nigeriano Hasetins commodities, che mira a sviluppare “il più grande impianto di lavorazione di terre rare e minerali critici dell’Africa” nello Stato nigeriano di Nasarawa.

In un comunicato stampa di giovedì scorso infatti, Hasetins aveva annunciato la realizzazione di un impianto di raffinazione con una capacità di 12.000 tonnellate all’anno, a complemento di un impianto attualmente già in funzione con una capacità annua di 6.000 tonnellate: questo investimento porterebbe la capacità di lavorazione del gruppo nigeriano a 18.000 tonnellate all’anno.

Non sono stati resi disponibili ulteriori dettagli sui minerali raffinati che l’impianto produrrà, sulle sue fonti di approvvigionamento nè sui tempi di costruzione. Non è inoltre chiaro se i 400 milioni di dollari annunciati siano già stati raccolti né la provenienza di questo investimento, se arriverà da azionisti ancora sconosciuti o da un prestito.

Ciò che è noto da tempo, tuttavia, è che la Nigeria ospita riserve di terre rare non stimate. Nel 2020, lo United States Geological Survey (Usgs) ha citato il Paese come potenziale produttore di terre rare, senza essere in grado di fornire una stima dei volumi estratti. Nel gennaio 2025, l’Usgs ha segnalato una produzione di 13.000 tonnellate di terre rare per la Nigeria nel 2024, rispetto alle 7.200 tonnellate del 2023 ma ad oggi non sono disponibili informazioni sui siti di produzione o sul metodo di estrazione.

Tutte queste incognite non hanno però impedito al governo di Abuja di sostenere Hasetins commodities: con un potenziale minerario stimato in 700 miliardi di dollari e un contributo del settore minerario stimato a meno dell’1% del Pil, negli ultimi anni la Nigeria si è impegnata a creare condizioni favorevoli allo sviluppo del settore. La Nigeria punta a far sì che il settore minerario contribuisca al 10% del Pil entro il 2026.

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