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Africa: l’energia nucleare al servizio dello sviluppo

di: Celine Camoin | 3 Luglio 2025

Il futuro energetico dell’Africa potrebbe passare per l’energia nucleare. È il messaggio emerso con forza dal Nuclear Energy Innovation Summit for Africa (Neisa2025), che si è concluso il 1° luglio a Kigali, in Ruanda. Leader politici, esperti e rappresentanti di agenzie internazionali hanno sottolineato l’urgenza di adottare soluzioni innovative e sostenibili per affrontare il cambiamento climatico e la cronica carenza di elettricità nel continente.

“La soluzione migliore per l’Africa per raggiungere i suoi obiettivi di sviluppo è l’energia nucleare, perché è una fonte sostenibile e affidabile”, ha dichiarato il Primo ministro ruandese Edouard Ngirente. Secondo il premier, l’energia nucleare non solo garantisce continuità di produzione giorno e notte, indipendentemente da sole o pioggia, ma può anche stimolare settori chiave come agricoltura e sanità.

Dello stesso avviso il vice Primo ministro e ministro dell’Energia della Tanzania, Doto Mashaka Biteko: “Oltre 600 milioni di persone e 10 milioni di imprese non hanno accesso a un’elettricità affidabile. Per questo servono partenariati solidi per promuovere il nucleare in Africa”.

Il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Mariano Grossi, ha accolto con favore il recente cambio di rotta della Banca Mondiale, ora aperta al sostegno di progetti nucleari. “È un punto di svolta. Fino a poco tempo fa tutte le porte al coinvolgimento delle istituzioni finanziarie erano chiuse”, ha detto. “Ora stiamo lavorando con i governi per predisporre documenti bancabili e facilitare l’accesso ai finanziamenti. I Paesi come Ruanda, Senegal, Ghana, Kenya e Togo ne trarranno grande beneficio”, ha ancora considerato il direttore generale dell’Aiea.

Grossi ha anche sottolineato la complementarità tra il nucleare e le fonti rinnovabili come l’idroelettrico, ribadendo che “un’energia di base, disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7, è indispensabile per lo sviluppo industriale”. Inoltre, l’industrializzazione legata al nucleare, ha spiegato, stimola la crescita economica e la formazione di competenze in settori come ingegneria, metallurgia e chimica.

Presente al summit anche Ryan Pickering, ricercatore e promotore statunitense dell’energia nucleare, che ha indicato il Ruanda come esempio di buona governance nel settore. Da parte sua,  Daniel B. Poneman, membro del Global Energy Center dell’Atlantic Council, ha sottolineato che il consumo medio pro capite di elettricità in Africa (150-180 kWh) è molto distante da quello europeo (6.500 kWh) o statunitense (13.000 kWh). “Una pastiglia di uranio – ha osservato – contiene la stessa energia di 149 galloni di petrolio o di una tonnellata di carbone”.

Anche la ministra ruandese per le Tecnologie dell’informazione e l’Innovazione, Paula Ingabire, ha ribadito il legame tra energia e digitale: “L’intelligenza artificiale ha bisogno di energia sufficiente e stabile”. Ha quindi auspicato una cooperazione regionale nella costruzione di reattori nucleari modulari di piccole dimensioni (Small Modular Reactors, Smr), per ridurre i costi e massimizzare l’efficienza attraverso la condivisione delle risorse.

L’Africa protagonista dell’innovazione energetica

Il summit ha avuto anche un’importante valenza simbolica: come dichiarato da Lassina Zerbo, presidente della Rwanda Atomic Energy Board, l’Africa non deve più essere vista come semplice destinataria di soluzioni importate, ma come attore protagonista dell’innovazione energetica. Anche perché con una popolazione africana destinata a superare i 3 miliardi di persone nel giro di circa 40 anni, il continente diventerà potenzialmente il più grande mercato energetico al mondo, trainato principalmente dall’industrializzazione, dall’espansione dell’intelligenza artificiale e dall’urbanizzazione.

Paesi africani sulla via del nucleare civile

Al momento, il Sudafrica è l’unico Paese africano con una centrale nucleare attiva: si tratta dell’impianto di Koeberg, vicino a Città del Capo. Tuttavia, diversi altri Paesi sono in fase avanzata nello sviluppo di programmi nucleari civili. Tra questi, Egitto, Nigeria, Ghana, Kenya, Algeria, Zambia e Ruanda stanno portando avanti studi e partnership per lo sviluppo nucleare.

Inoltre la Tunisia ha firmato accordi con Russia (Rosatom) e Francia e punta a una centrale entro il 2035. Attualmente, possiede un reattore di ricerca Triga. Il Marocco utilizza un reattore di ricerca a Maamora per scopi scientifici e medici e collabora con Francia, Cina e Aiea. L’Uganda ha siglato intese con Russia e Cina per una centrale da 2.000 MW entro il 2031. La Tanzania lavora con l’Aiea su applicazioni nucleari in medicina, agricoltura e industria. L’Etiopia ha firmato un memorandum con la Russia nel 2019 ed è ancora in fase esplorativa. Il Senegal collabora con l’Aiea in ambito medico e agricolo, mentre il Sudan, che nel 2017 ha siglato un accordo con la Russia, ma non ha ancora avviato progetti concreti.

Il 30 giugno, alla vigilia del vertice di Kigali, Grossi aveva partecipato ad Addis Abeba a un evento per il terzo anniversario dell’iniziativa Rays of Hope, lanciata dall’Aiea per migliorare l’accesso alle cure contro il cancro in Africa. “Il cancro è una delle principali cause di morte nel continente, con circa 2.000 decessi al giorno”, ha ricordato.

Difatti il numero di pazienti che beneficiano della medicina nucleare nel mondo è in costante aumento  per le diagnosi di diverse patologie quali tumori o cardiopatie. Tuttavia, sono pochi i Paesi capaci di fornire uranio metallico a basso arricchimento e concentrazione elevata (high-assay low enriched uranium – Haleu), oltre che alcuni isotopi arricchiti per la produzione di radioisotopi, utilizzati per le tecnologie radiologiche e nucleari.

Secondo l’Aiea, il nucleare rappresenta per l’Africa una leva strategica non solo per garantire energia pulita e affidabile, ma anche per rafforzare la sovranità tecnologica, favorire l’integrazione regionale e creare opportunità per le nuove generazioni. In un contesto globale segnato da crisi climatiche e tensioni geopolitiche, la sicurezza energetica del continente è una sfida che non può più essere rimandata.

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