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African Investment Forum 2024, l’eredità di Adesina e l’Italia

di: Massimo Zaurrini | 10 Dicembre 2024

(di Massimo Zaurrini, da Rabat) – Nonostante le molte difficoltà e crisi internazionali l’Africa resta una delle zone più interessanti per gli investimenti. E’ questo il principale elemento emerso durante i Market Days dell’Africa Investment Forum (Aif), organizzati dalla Banca Africana di Sviluppo (AfDB) e altri partner nei giorni scorsi a Rabat, in Marocco. I numeri finali dell’Aif lo dimostrano: un totale di 29,2 miliardi di dollari in espressioni di interesse da parte degli investitori dopo tre giorni di discussione nelle ‘boardroom session’, riunioni a porte chiuse dove venivano presentati progetti e gli investitori esprimevano il loro supporto. Ma i numeri snocciolati da Akinwumi Adesina – da lui definiti “davvero eccezionali” – contano anche 2.300 investitori e delegati presenti  (un aumento del 60% rispetto all’anno scorso), provenienti da 83 paesi, che si muovevano in 41 boardroom session che hanno esaminato ben 37 progetti di investimento, alcuni dei quali miliardari. I progetti spaziavano da trasporti, energia, energia, agroalimentare, industria, estrazione mineraria, prodotti farmaceutici, private equity, turismo, infrastrutture urbane, gestione idrica e acqua e servizi igienici

“Le onde dell’Africa Investment Forum stanno creando increspature di investimenti dall’Africa in tutte le parti del mondo… Sono orgoglioso di ciò che abbiamo ottenuto per l’Africa” ha detto Adesina nel chiudere la manifestazione.

Una soddisfazione giustificata. Chi scrive, infatti, era presente alle prime due edizioni dell’Aif, quelle tenute in Sudafrica nel 2018, e ricorda bene lo sforzo di spiegare, a volte di giustificare, l’idea della prima edizione dell’Aif da parte di Adesina e del suo staff. Anche quel primo appuntamento fu un successo, ma nei corridoi non mancavano le critiche sussurrate di ‘grandeur’ mosse al presidente della Banca o i lamenti sui costi di una manifestazione di cui non si comprendeva fino in fondo il senso. Eppure l’afro-ottimismo di Adesina e la sua inesaurabile energia (si muoveva, come si è mosso a Rabat, senza sosta da una conferenza, a una boardroom session, passando per un incontro stampa e faccia a faccia a porte chiuse) hanno portato questa manifestazione al successo. L’Aif sarà una delle principali eredità che Adesina lascerà all’AfDB, insieme ad un protagonismo internazionale dell’istituzione che dirige prima sconosciuto.

Ma le differenze tra quella prima edizione è questa ultima non sono tanto nei numeri quanto nella sostanza. La prima edizione contava, in proporzione, poche boardroom, pochi progetti, molte conferenze e una nutrita presenza politica. A Rabat le conferenze, tutte molto interessanti, facevano comunque da contorno ad un incessante calendario di presentazioni di progetti di valenza continentale. Nei corridoi del Sofitel e nel market place si respirava un’aria operativa di lavoro. La presenza di grandi banche di investimento (Goldman Sachs, JP Morgan, Standard Chartered, etc…)  e di numerosi fondi ha garantito sostanza a molti degli incontri. Adesina ha annunciato che a fine mandato lascerà la Banca, ma ormai gli Aif sono un appuntamento imperdibile per chi si occupa di Africa e affari.

E qui arriviamo alla seconda nota positiva di questa edizione 2024 dell’Aif. Anche l’Italia sembra aver compreso l’importanza di essere presente ai Market Days. Alla prima edizione del 2018 tenuta al Sandton Convention Centre di Johannesburg eravamo solo due italiani: il sottoscritto, invitato dalla Banca a seguire giornalisticamente l’appuntamento, e Lapo Pistelli, invitato ad intervenire nel Panel di una conferenza. A Rabat in questa ultima edizione erano presenti molti più connazionali: una folta delegazione dell’ufficio Cooperazione Internazionale allo Sviluppo di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), guidata da Paolo Lombardo, una delegazione di Sace, un rappresentante della Cabina di Regia del Piano Mattei, una di Ance (l’associazione di Confindustria dei costruttori), una di Assafrica e Mediterrano (l’associazione confindustriale regionale), ma anche qualche consulente, avvocati e qualche impresa. La firma di due accordi (uno con Cdp e uno con Sace) è stato il segnale più concreto di questa nuova presenza. Così come le parole di apprezzamento pronunciate dal presidente Adesina nella conferenza stampa di apertura per le recenti azioni dell’Italia e per il Piano Mattei, definito ai microfoni di Africa e Affari dal vice presidente di AfDB Solomon Quaynor “un modello che anche gli altri paesi dovrebbero seguire”.

E che le parole di Adesina e Quaynor non fossero solo espressioni di circostanza lo abbiamo registrato in prima persona nei tre giorni di lavori parlando con delegati, giornalisti, esponenti dei vertici di AfDB o di altre realtà regionali continentali raccogliendo apprezzamenti, curiosità e comunque interesse sul Piano Mattei. L’importante, per l’Italia, adesso è essere conseguente e proseguire sulla strada imboccata. Se il main sponsor di quest’anno è stato il Giappone (e pensare che Tokyo non ha neanche un proprio equivalente al ‘Piano Mattei’), perché tra uno o due anni non potrebbe esserlo l’Italia?

© Riproduzione riservata

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