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Africa: summit Ua, tra giustizia riparativa e rilancio dell’Agenda 2063

di: Marco Simoncelli | 17 Febbraio 2025

(Dal nostro corrispondente ad Addis Abeba) Il tema che era stato annunciato per il 38° summit dei capi di Stato dell’Unione Africana (Ua) era quello di “Costruire un fronte unito per promuovere la causa della giustizia e il pagamento dei risarcimenti agli africani”. L’obiettivo dovrebbe essere l’ottenimento del riconoscimento storico dell’impatto del colonialismo e della schiavitù sulle società africane. Ciò dovrebbe portare alla richiesta collettiva di riparazioni finanziarie attraverso pagamenti compensativi alle nazioni e alle comunità africane colpite dallo sfruttamento coloniale, oppure sotto forma di investimenti in infrastrutture, istruzione e assistenza sanitaria per sostenere lo sviluppo economico.

Questa scelta dell’Ua, da un lato è in linea con i tempi perché la questione delle riparazioni dell’epoca del colonialismo ha guadagnato slancio in tutto il mondo negli ultimi anni, dall’altro si scontra però con l’ostruzionismo delle ex potenze coloniali, la maggior parte delle quali ha escluso di fare ammenda per i torti storici. È vero che alcuni leader occidentali hanno iniziato a riconoscere gli errori del passato, ma secondo molti analisti non è il momento giusto per sollevare il problema, in particolar modo con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e l’avanzata della destra radicale in Europa.

Un tema inatteso dunque, perché per molti esperti il continente avrebbe altre necessità urgenti di cui occuparsi. Oltre ai temi legati alla pace e alla sicurezza che hanno comunque assorbito i dibattiti per via delle crisi urgenti in corso, c’è quello di un’importante riforma dell’Ua che dovrebbe puntare allo snellimento della sua burocrazia e a un miglioramento della sua efficacia in termini di leadership, ma che fino ad ora non si è concretizzato. Inoltre, ci sarebbe la necessità di fare fronte comune sulla sicurezza climatica, soprattutto in vista della Cop 30 sul clima che si terrà in Brasile quest’anno e in cui i leader africani dovranno chiedere nuovamente supporto nella resilienza ai cambiamenti climatici e nello sviluppo sostenibile.

Stando al comunicato stampa finale nell’Assemblea di ieri che si è conclusa oltre la mezzanotte, oltre alla giustizia riparatrice, si è parlato degli sforzi per garantire una rappresentanza permanente presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dell’attuazione dell’Area di libero scambio africana, e infine di sviluppo agricolo e di diritti umani e di genere, ma non si conoscono ancora a fondo i contenuti finali.

Di certo dal punto di vista economico l’Ua sembra voler potenziare e rilanciare il piano di sviluppo Africa Agenda 2063. In una conferenza tenuta ieri mattina nella sede dell’Ua la ruandese Monique Nsanzabaganwa, vicepresidente uscente della Commissione dell’Ua, assieme al presidente del Ghana, John Dramani Mahama, hanno esortato gli investitori privati presenti a “lavorare assieme all’UA nei prossimi anni per ottenere il forte impulso che serve a raggiungere gli obiettivi”. Un impulso che deve venire dall’interno del continente e non va cercato necessariamente altrove.

Un annuncio importante dal punto di vista economico è stato poi quello avvenuto sabato quando i leader africani hanno confermato nuovamente l’intenzione di creare un’agenzia di rating panafricana autonoma. In diverse dichiarazioni è stato affermato che le agenzie occidentali nutrono pregiudizi ingiusti che portano a valutazioni distorte.  Con un’agenzia di rating africana che incorpori dati e indicatori specifici per il continente, Africa Credit Rating Agency (AfCRA) l’Ua vuole risolvere questo ostacolo e tra i più forti promotori c’è il presidente keniano William Ruto che la ritiene “imperativa perché (citando uno studio) farebbe perdere oltre 75 miliardi di dollari solo al suo Paese”. L’AfCRA dovrebbe essere lanciata ufficialmente il prossimo giugno.

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