di: Céline Dominique Nadler | 30 Settembre 2025
L’Africa Centre for Disease Control and Prevention (Africa Cdc) ha annunciato un importante pacchetto di finanziamenti e sovvenzioni da 3,2 miliardi di dollari, finalizzato a rafforzare la produzione locale di farmaci e vaccini in tutto il continente. È quanto annunciato da Abebe Getenu, coordinatore della Produzione Locale dell’Africa Cdc, durante un incontro con sviluppatori di farmaci, produttori e ricercatori a Matugga, in Uganda, spiegando che l’iniziativa è una mossa strategica per ridurre la forte dipendenza dell’Africa dai prodotti farmaceutici importati e raggiungere una maggiore autosufficienza nella produzione sanitaria.
Iniezione da 3,2 miliardi per l’indipendenza sanitaria
Getenu ha illustrato la struttura del pacchetto finanziario, evidenziando un impegno di due miliardi di dollari da parte dell’African Export-Import Bank (Afreximbank) per il finanziamento e un ulteriore finanziamento di 1,2 miliardi di dollari da parte del Gavi African Vaccine Manufacturing Accelerator (Avma), disponibile per i produttori africani.
“La finanza è il fulcro di qualsiasi produzione”, ha affermato Getenu. Ha spiegato che l’accesso ai fondi Gavi è subordinato al raggiungimento da parte dei produttori dello standard di prequalificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), un parametro fondamentale per la qualità e la sicurezza. “Quello che stiamo cercando di fare è supportare i nostri produttori nel raggiungere la prequalificazione dell’Oms, in modo che possano accedere al primo pagamento”, ha aggiunto.
Getenu ha inoltre sottolineato l’importanza di garantire un mercato sostenibile per i beni prodotti localmente. Per far fronte a questo problema, l’Africa Cdc sta istituendo un meccanismo di approvvigionamento collettivo africano (African Pooled Procurement Mechanism) per garantire ai produttori un mercato continentale.
L’incontro faceva parte di una valutazione continentale delle capacità produttive, a cui ha partecipato una delegazione guidata da Mosoka Fallah, direttrice per la Scienza e l’Innovazione dell’Africa Cdc. La delegazione ha effettuato una visita in loco per valutare le strutture di Dei Biopharma, a Wakiso, un produttore ugandese di antidolorifici e antibiotici generici.
Un mercato fragile, tra dipendenza dalle importazioni e farmaci contraffatti
In Africa, il problema della carenza di farmaci persiste da diversi decenni. Dei 1,6 trilioni di dollari di medicinali consumati in tutto il mondo, il continente africano ne consuma solo 16 miliardi, ovvero meno del 2%, e questo consumo varia da un Paese all’altro. Secondo l’Oms, quasi la metà della popolazione africana, ovvero 1,1 miliardi di persone, non ha accesso regolare ai farmaci più essenziali, soprattutto nell’industria farmaceutica specializzata nella produzione di soluzioni iniettabili.
L’accesso ai farmaci è una questione cruciale in Africa, un continente in cui le sfide sanitarie sono numerose e varie. Nonostante gli sforzi continui, in particolare attraverso iniziative nazionali e internazionali, permangono ostacoli importanti. Tra questi, la proliferazione di farmaci contraffatti rappresenta una grave minaccia per la salute pubblica nel continente. In effetti, secondo l’Oms, circa un farmaco su dieci in circolazione nei paesi a basso e medio reddito è contraffatto o di qualità scadente. Antimalarici, antibiotici e antiretrovirali sono tra i prodotti più comunemente contraffatti e oltre il 40% dei sequestri di medicinali contraffatti in tutto il mondo avviene proprio in Africa.
La dipendenza dalle importazioni, in particolare da Cina e India, costituisce un altro ostacolo all’accesso ai medicinali, la cui domanda in Africa è in forte crescita, trainata dall’urbanizzazione, dall’invecchiamento della popolazione e dall’aumento delle malattie croniche. Secondo la Banca Africana di Sviluppo (AfDB), il continente importa oltre il 70% dei medicinali di cui ha bisogno, con un costo annuo stimato di 14 miliardi di dollari. Sebbene alcuni Paesi dispongano di stabilimenti produttivi, come Egitto, Marocco, Sudafrica e Senegal, la fragilità dei sistemi sanitari globali e le lacune nella produzione di farmaci essenziali nel continente sono state drammaticamente evidenziate durante la pandemia di Covid-19 nella corsa globale per vaccini e medicinali.
Costruire il futuro: strategie continentali, partnership e sfide globali
In questo contesto è fondamentale il ruolo dell’Africa Cdc, un’agenzia sanitaria continentale autonoma dell’Unione Africana (Ua), istituita nel 2016 per supportare le iniziative di sanità pubblica degli Stati membri e rafforzare la capacità delle loro istituzioni sanitarie pubbliche di individuare, prevenire, controllare e rispondere in modo rapido ed efficace alle minacce di malattie. L’organismo supporta gli Stati membri dell’Unione Africana nel fornire soluzioni coordinate e integrate alle carenze delle loro infrastrutture sanitarie pubbliche, della capacità delle risorse umane, della sorveglianza delle malattie, della diagnostica di laboratorio e della preparazione e risposta alle emergenze sanitarie e ai disastri.
Da allora sono state implementate altre misure strategiche per rafforzare l’industria farmaceutica africana. Nel 2021, l’Unione Africana ha creato l’Agenzia Africana per i Medicinali (Ama) per armonizzare gli standard e facilitare la produzione locale. Questa iniziativa mira a ridurre le barriere normative che ostacolano lo sviluppo del settore. Diversi paesi si stanno già distinguendo. Il Marocco, ad esempio, ora produce vaccini localmente e sta attraendo importanti laboratori. Il Sudafrica svolge un ruolo chiave nella produzione di trattamenti per l’Hiv, mentre l’Egitto sta aumentando la produzione di farmaci generici. Anche le partnership internazionali contribuiscono a questa dinamica. Gruppi farmaceutici come Eli Lilly e BioNTech stanno investendo in stabilimenti nel continente, promuovendo il trasferimento tecnologico e l’ascesa di una produzione locale più competitiva.
Nonostante questi progressi, diversi ostacoli ostacolano ancora la crescita del settore. Una delle principali sfide è l’accesso alle materie prime, che rimangono in gran parte importate. Questa dipendenza limita la competitività delle aziende locali ed espone i produttori africani a fluttuazioni dei costi e interruzioni dell’approvvigionamento. Anche il finanziamento rappresenta un problema importante. La costruzione di stabilimenti farmaceutici richiede investimenti significativi e l’accesso al credito rimane limitato per molti operatori locali. Sebbene alcuni governi offrano incentivi fiscali, questi rimangono insufficienti rispetto alle ingenti risorse a disposizione delle industrie cinesi e indiane. Lo stesso contesto normativo rimane un ostacolo. Sebbene l’Ama sia stata creata per standardizzare gli standard, ogni Paese africano applica ancora le proprie regole, rendendo difficile la commercializzazione dei medicinali su scala continentale. Questa frammentazione danneggia i produttori locali e scoraggia gli investitori stranieri. Infine, la concorrenza delle importazioni cinesi rimane una sfida importante. Grazie alla produzione di massa e ai bassi costi, la Cina domina il mercato africano con prezzi imbattibili.
Alla luce di queste sfide assume particolare rilievo la 4a Conferenza internazionale sulla salute pubblica in Africa (Cphia 2025) che si svolgerà dal 23 al 25 ottobre a Durban, in Sudafrica. L’evento, organizzata da Africa Cdc, contribuisce a definire in che modo il continente, che, con una popolazione stimata di 1,3 miliardi di persone in crescita, una crescente domanda di assistenza sanitaria e una crescente spinta governativa a promuovere l’industrializzazione, offre un immenso potenziale per la produzione farmaceutica, può diventare più autosufficiente nell’erogazione di soluzioni di sanità pubblica.
© Riproduzione riservata




