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Diga sul Nilo: Etiopia, Egitto e Sudan firmano nuovo accordo

di: Redazione | 30 Dicembre 2015

EGITTO/ETIOPIA/SUDAN – Un nuovo accordo è stato firmato ieri a Khartum (in Sudan) dai rappresentanti dei governi di Etiopia, Egitto e Sudan in merito alle aziende incaricate di effettuare gli studi sull’impatto idrico e sociale della costruenda diga sul Nilo Azzurro, la Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD).
Lo riferiscono con enfasi tutti i principali media locali e internazionali, precisando che ieri a Khartum i ministri degli Esteri e dell’irrigazione dei tre paesi “hanno raggiunto un accordo sulle società di consulenza che dovranno condurre gli studi tecnici sulla GERD”.
L’incontro, durato un giorno più del previsto, si è reso necessario dopo che ai primi di settembre una società olandese – la Deltares, precedentemente incaricata insieme alla francese BRL di valutare l’impatto della diga sulla portata d’acqua del fiume – aveva annunciato di ritirarsi dal progetto perché non esistevano “le garanzie per realizzare uno studio indipendente e di qualità”.
Nell’incontro di ieri i delegati dei tre paesi hanno quindi confermato il mandato alla BRL e nominato, in sostituzione della Deltares, un’altra azienda francese: la Artelia.
Secondo l’accordo firmato ieri, le due società di consulenza dovranno completare gli studi in un arco di tempo di 6/12 mesi.
Le parti hanno poi concordato di incontrarsi nuovamente il 7 Febbraio.
Con la diga ormai in fase di completamento, i lavori dovrebbero essere completati entro la metà del 2016, il nocciolo della questione tra Etiopia e Sudan sta tutta nei tempi di riempimento del gigantesco lago artificiale che servirà la diga e l’annessa centrale idroelettrica.
Le posizioni di Etiopia ed Egitto sono divergenti perché se l’Etiopia ha fretta di mettere in produzione la diga e la centrale idroelettrica (per sfruttare internamente e vendere ai paesi vicini i 6000 MW di energia che dovrebbe produrre e rientrare quindi dell’investimento di quasi 5 miliardi di dollari effettuato), l’Egitto spinge perché il processo di riempimento del bacino avvenga nel più lungo tempo possibile, evitando così troppe ripercussioni sulla portata dell’acqua a valle della diga.
Le acque del Nilo, infatti, non sono fondamentali solo per l’agricoltura egiziana, ma servono ad alimentare anche gli impianti idroelettrici egiziani realizzati negli anni lungo il suo corso.
Il Sudan, che sta giocando un ruolo di mediatore, ha già raggiunto un accordo che lo soddisfa con l’Etiopia.
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