di: Valentina Milani | 8 Agosto 2025
Il governo zambiano ha giustificato la richiesta di proroga del programma di credito esteso (Ecf) con il Fondo monetario internazionale (Fmi) con la necessità di consolidare la fiducia economica ottenuta finora grazie alla sua attuazione. Lo ha dichiarato il ministro delle Finanze e della Pianificazione nazionale, Situmbeko Musokotwane.
Secondo il ministro, il programma ha contribuito a rafforzare la credibilità del Paese agli occhi degli investitori e dei creditori internazionali. “Dopo la ristrutturazione del debito, stiamo vedendo i creditori tornare a finanziare il settore privato e a mostrare un rinnovato interesse per i titoli del governo”, ha affermato.
L’estensione dell’accordo con l’Fmi, attualmente in scadenza a ottobre, permetterebbe – ha aggiunto – di attrarre ulteriore sostegno da parte dei partner internazionali. Il governo ha stimato un fabbisogno di circa 145 milioni di dollari statunitensi in aiuti esterni per il 2026. Musokotwane ha inoltre avvertito che la fine del programma potrebbe compromettere parte di questi finanziamenti. Tra i risultati già ottenuti, ha citato l’incremento delle riserve internazionali e la possibilità di destinare maggiori risorse pubbliche ai servizi sociali.
Alla fine di luglio il Consiglio dei ministri ha autorizzato formalmente la richiesta di proroga per ulteriori 12 mesi. Il programma Ecf era stato approvato originariamente nell’agosto 2022 ed era stato negoziato nel contesto della grave crisi del debito che ha colpito lo Zambia a partire dal 2020, rendendola il primo Paese africano a dichiarare default durante la pandemia di Covid-19. L’obiettivo era ripristinare la sostenibilità fiscale, ristrutturare il debito estero – pari a oltre 17 miliardi di dollari – e rilanciare la crescita economica. Da allora, il governo ha implementato riforme macroeconomiche e misure di contenimento della spesa che hanno portato a una riduzione dell’inflazione, al rafforzamento della valuta locale e a un moderato ritorno della fiducia dei mercati. Tuttavia, permangono sfide strutturali legate alla disoccupazione, alla povertà diffusa e alla dipendenza dalle esportazioni di rame.
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