di: Ernesto Sii | 28 Luglio 2025
Ad Addis Abeba, in concomitanza con il Terzo Vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari (UNFSS+4), si è tenuto un incontro a margine intitolato “Measuring What Matters: True Value of Food for the Transformation of the Italian Agrifood Chain“. L’iniziativa, promossa dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) e organizzata da Ciheam Bari e dall’Università di Siena – Santa Chiara Lab, ha esplorato l’importanza cruciale di una valutazione più profonda e olistica dei sistemi alimentari, che integri le esternalità ambientali, sociali ed economiche spesso trascurate.
Il dibattito è stato introdotto da Angelo Riccaboni, Professore dell’Università di Siena – Santa Chiara Lab e moderatore dell’evento, che ha delineato il contesto del progetto True Value of Food, una coalizione nata dal Food System Summit 2021. Riccaboni ha enfatizzato la necessità di valutare con maggiore precisione le performance di aziende, agricoltori e istituzioni coinvolte nei sistemi agroalimentari. Lo studioso ha citato un dato Fao allarmante, secondo cui le esternalità negative dei sistemi alimentari globali ammontano a ben 12.000 miliardi di dollari. “Dobbiamo capire meglio qual è l’impatto delle nostre attività agroalimentari. E dobbiamo misurare meglio quali sono le esternalità. Ma dobbiamo anche capire meglio come ridurre le esternalità negative e come valorizzare le esternalità positive, soprattutto le esternalità sociali dovute alle attività delle nostre imprese agroalimentari e degli agricoltori”. Il professore ha inoltre sottolineato l’impatto del cibo sulla società e sull’ambiente, ponendo l’accento sul “valore della conoscenza dell’agricoltore”.
A seguire, Marco Rusconi, direttore dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics), ha ribadito l’indispensabilità di un approccio collaborativo per affrontare le complesse sfide legate alla sicurezza alimentare. “Ci sono questioni che non possono essere prese di petto, non possono essere sfidate, non possono essere affrontate semplicemente agendo da soli”. Rusconi ha approfondito i concetti di “vero valore” e “catena”, spiegando come il valore di un bene dipenda da una molteplicità di fattori interdipendenti, un aspetto particolarmente evidente nel settore alimentare. La “catena” alimentare, ha precisato, è composta da anelli interconnessi, dove la rottura di uno solo compromette l’intero sistema. Questo è cruciale per l’agricoltura, le cui catene produttive possono essere estremamente lunghe e coinvolgere una miriade di attori, dai piccoli agricoltori ai governi e ai consumatori. L’Italia, attraverso il suo piano di cooperazione allo sviluppo, intende promuovere processi di industrializzazione in Africa, partendo proprio dal settore agricolo.
Jenn Yates, Direttore della True Cost Accounting Accelerator e rappresentante della True Value of Food Initiative, ha rafforzato il concetto di “misurare ciò che conta veramente” per promuovere benefici tangibili per le persone, la natura e le economie. Ha spiegato che gli attuali sistemi alimentari nascondono “enormi costi nascosti che non compaiono nel prezzo del cibo”. Misurare il vero valore del cibo significa dunque considerare “l’intera gamma di costi e benefici ambientali, sociali, umani ed economici, sia positivi che negativi”. Yates ha evidenziato il crescente riconoscimento di questo approccio, citando il True Cost Accounting (Tca) Framework del Programma Ambientale delle Nazioni Unite del 2018 e i rapporti FAO del 2023 e 2024, che hanno rivelato costi nascosti globali di circa 12 trilioni di dollari all’anno. Ha lodato l’Italia per il suo lavoro nell’applicazione di questo approccio alle filiere agroalimentari, definendolo un esempio da elevare e replicare a livello mondiale. L’obiettivo della Tca Accelerator è di rendere questo approccio una pratica comune entro il 2030, concentrandosi sulla dimostrazione del “business case”, l’integrazione nelle politiche e lo sviluppo di strumenti accessibili alle comunità sul campo.
Infine, Biagio di Terlizzi, Direttore di Ciheam Bari, ha introdotto l’organizzazione come ente intergovernativo di 13 Paesi mediterranei, con un focus su formazione, ricerca e cooperazione. Di Terlizzi ha proposto di associare il “vero valore del cibo” al principio One Health, che mira a valorizzare il rispetto della terra, delle tradizioni e delle comunità, proteggendo la salute di consumatori e produttori. Ha enfatizzato il valore sociale e ambientale della filiera produttiva, in quanto “il produttore sta davvero proteggendo il suolo, sta proteggendo la biodiversità”. Lo stesso ha concluso ribadendo che proteggere la salute delle persone significa “rivelare il vero valore del cibo, salvaguardare il nostro pianeta, garantire la prosperità del nostro futuro”.
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