di: Michele Vollaro | 28 Luglio 2025
“Che si viva sulle rive del fiume Niger o su quelle del Tevere”, l’insicurezza alimentare è ormai una sfida condivisa che non conosce più confini: con questa immagine, il vicepresidente della Nigeria, Kashim Shettima, ha catturato il messaggio unificato emerso dalla sessione di apertura del Vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari (UNFSS+4) apertosi oggi ad Addis Abeba, in Etiopia. Un coro di voci africane ha chiesto alla comunità internazionale di cambiare paradigma, passando da una logica di aiuti a una di partenariato e investimenti concreti.
A farsi portavoce della visione continentale è stato il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Mahmoud Ali Youssouf, che ha esortato i partner internazionali a “onorare i loro impegni, sbloccare i finanziamenti e sostenere una soluzione per il debito dell’Africa”. Un appello riecheggiato dal presidente del Kenya, William Ruto, che ha sottolineato come, nonostante i progressi, il mondo non sia in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) su fame e nutrizione, e ha delineato un piano d’azione in sei punti che include il rafforzamento della governance e un maggiore accesso alla finanza per i piccoli agricoltori.
La testimonianza più forte è arrivata dal presidente della Somalia, Hassan Sheikh Mohamud. Annunciando il “completamento con successo del processo di alleggerimento del debito”, ha dichiarato che il suo Paese ha ora lo “spazio fiscale” per attrarre investimenti a lungo termine. “Per la Somalia, la trasformazione agricola non è una scelta, ma un’obbligazione morale e una necessità nazionale”, ha affermato, invitando a collaborare su agricoltura digitale e corridoi commerciali.
A questa voce dalla prima linea della crisi si sono aggiunte quelle di altre nazioni che affrontano sfide specifiche. Il vicepresidente della Liberia, Jeremiah Kpan Koung, ha ricordato il legame indissolubile tra cibo e stabilità, definendo i sistemi alimentari “agenti di pace” in un contesto post-conflitto. Mentre il presidente delle Comore, Azali Assoumani, ha lanciato un appello per una “solidarietà internazionale accresciuta” verso i piccoli Stati insulari, che “subiscono in pieno gli effetti del cambiamento climatico”.
Dal canto suo, la vicepresidente dell’Uganda, Jessica Alupo, ha illustrato il modello di “trasformazione dal basso” del suo Paese, basato su una pianificazione a livello di circoscrizione (“parish” in inglese), la più piccola unità amministrativa, per garantire che le politiche siano radicate nelle realtà locali.
Nel suo videomessaggio, il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha poi dato il suo pieno appoggio a queste istanze, definendo la fame una “crisi di giustizia, equità e clima” e ricordando che i “costi nascosti” dei sistemi alimentari superano i 10 trilioni di dollari l’anno. “Dobbiamo affrontare gli squilibri di potere”, ha esortato Guterres, chiedendo una riforma del sistema finanziario globale per dare ai Paesi in via di sviluppo maggiore accesso a finanziamenti e alleggerimento del debito.
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