di: Giulia Filpi | 24 Luglio 2025
La Société Ellouhoum, impresa di distribuzione di carne che opera sotto la tutela del Ministero del Commercio tunisino, ha annunciato il lancio di un’operazione sperimentale volta a distribuire carne di cammello nei propri punti vendita ufficiali, nei banchi situati nel Grand Tunis e nei grandi magazzini. L’obiettivo dichiarato, secondo quanto riporta il sito di notizie Tunisie Numérique, è democratizzare il consumo di questa carne “ricca di proteine e solitamente confinata alle regioni meridionali”.
Per realizzare il progetto, la società collabora con la Société d’Élevage des Dromadaires du Sud, con sede a Ben Guerdane, che si impegna a fornire quotidianamente tra i cinque e i dieci capi di cammello vivi, non appena entrerà in funzione il complesso di lavorazione della carne. I volumi potranno aumentare in base alla domanda.
Il potenziale di approvvigionamento è tutt’altro che trascurabile. Il delegato regionale per lo Sviluppo agricolo a Médenine, Ammar Jemai, ricorda che il sud-est della Tunisia conta più di 25.000 cammelli, di cui oltre 13.000 solo nel governatorato di Médenine. La stessa regione dispone inoltre di un patrimonio zootecnico di oltre 500.000 ovini.
La carne di cammello, ancora marginale nella dieta della maggior parte delle famiglie tunisine, è tuttavia “rinomata per le sue qualità nutrizionali e per il basso contenuto di grassi”. Con questa iniziativa, le autorità mirano ad ampliare le opzioni alimentari a disposizione dei consumatori, sostenendo al contempo le filiere zootecniche locali, in particolare nelle regioni meridionali.
Secondo Tunisie Numérique, questo esperimento potrebbe aprire la strada a una più ampia integrazione della carne di cammello nelle abitudini culinarie tunisine, ma saranno necessarie alcune condizioni, sia logistiche sia legate ai prezzi e all’accettazione culturale. Una campagna di sensibilizzazione o promozione potrebbe accompagnare l’iniziativa, per far conoscere questa carne anche ai consumatori del nord e del centro del Paese.
Sullo sfondo, sebbene non esplicitamente menzionata, c’è la crisi climatica: con una desertificazione galoppante che minaccia tre quinti del territorio tunisino, i bovini risultano molto più vulnerabili rispetto ai cammelli, che – come ha affermato un esperto in un articolo di Le Monde sull’allevamento in Kenya – necessitano di meno acqua e meno cibo.
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