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Sudan, Ministro degli Investimenti: a Khartoum si respira aria nuova

di: Redazione | 3 Maggio 2017

Si respira aria nuova in Sudan e il ministero degli Investimenti è uno dei luoghi in cui questo si sente maggiormente. Tutti sono all’opera per rivedere e rifare volantini e manuali da mettere a disposizione di investitori stranieri e si lavora anche all’organizzazione di appuntamenti e roadshow con un obiettivo: indirizzare sul Sudan l’attenzione della business community. ‘Africa e Affari’ ha incontrato il ministro degli Investimenti Mudathir Abdulghani Hassan.
Guardando all’Italia, ministro, quali pensa che possano essere i settori in cui sviluppare una maggiore cooperazione tra Italia e Sudan? I settori in cui le tecnologie e il know-how italiano possono interessare il Sudan?
Le compagnie italiane che più possono trovare spazi nel mercato sudanese sono quelle operanti nella manifattura, nell’industria, nell’elettronica, le compagnie fornitrici di macchinari per i processi produttivi. Ci rivolgiamo direttamente alle imprese italiane per invitarle a venire in Sudan e valutare i benefici di questo mercato, a ritornare nel Paese, considerato anche che i legami economici tra i due Paesi risalgono indietro nel tempo, ed entrare in partnership con le imprese locali e investire per proprio conto. Il Sudan ha bisogno dell’esperienza e della tecnologia italiane. Un altro settore pieno di opportunità è quello della produzione agricola, in particolare lo sviluppo dell’olio di semi, senza dimenticare l’importanza del settore minerario, poiché il nostro sottosuolo è ricco di minerali. L’Italia può anche essere un mercato di riferimento, oltre a sostenere i progetti orientati alle esportazioni. Ma oltre a tutto questo, quello di cui abbiamo bisogno è il sistema finanziario italiano, aspettiamo le vostre banche, perché gli istituti bancari facilitano gli affari, gli investimenti, e la recente fine delle sanzioni non può che agevolare i rapporti. Come ministero degli Investimenti riteniamo che ormai il tempo sia maturo per avviare nuovi rapporti, per riunire, nei mesi a venire, uomini d’affari italiani e sudanesi, e lanciare una nuova forma di relazioni, con nuovi messaggi e progetti da inviare all’Italia ma anche all’Europa attraverso l’Italia.
Per riassumere, ritiene che l’Italia possa ricoprire un suo ruolo specifico nel settore agricolo, nell’agribusiness o, più specificamente, nel comparto dei macchinari per il packaging, per esempio.
Certo, perché abbiamo delle potenzialità enormi ma abbiamo anche bisogno di tecnologia per la produzione, la coltivazione, la raccolta e appunto il packaging, e l’Italia può offrirne. Abbiamo bisogno anche di strutture per lo stoccaggio delle nostre produzioni e di tutti quei macchinari che servono a far funzionare strutture del genere;
magazzini che dovranno essere creati in aree anche remote del Sudan, dove ci sono forti prospettive per l’agricoltura, in particolare per la produzione di mais e semi oleosi. E il governo è pronto a offrire garanzie in questo ambito perché è tra le nostre priorità: abbiamo grandi produzioni, e siamo in difficoltà a stoccare quanto produciamo.
Anche l’allevamento è un settore di primaria importanza per questo Paese, con i vari comparti a esso collegati, come la lavorazione della pelle e la produzione di articoli in pelle.
Il Sudan è un grande produttore di risorse animali e il settore necessita di tecnologie legate alla macellazione, lavorazione della carne e ovviamente lavorazione della pelle. L’Italia vanta esperienza nel campo della manifattura della pelle ecco perché invito le aziende italiane a investire in Sudan e collaborare con le realtà locali. Noi abbiamo notevoli risorse, l’Italia può aiutare a migliorare la qualità della lavorazione consentendoci di aumentare l’export verso l’Europa. Servono investimenti per esempio per costruire a breve termine almeno sei impianti di macellazione in diverse zone del Sudan e sono previste anche agevolazioni governative. Ecco perché questa può essere una buona opportunità per i produttori italiani di macchinari per la macellazione e lavorazione delle carni.
L’energia verde è un altro settore in cui sono impegnate molte imprese italiane; avete elaborato progetti strategici relativi a questo ambito?
Conosciamo bene l’importanza della produzione energetica da fonti rinnovabili, in particolare dei sistemi a energia solare; lavoriamo per il sostegno alla generazione e per attrarre tecnologia europea, è tra i nostri obiettivi offrire progetti per gli investimenti italiani, sia in termini di trasferimento di tecnologie che in termini di investimenti diretti e prestiti.
Per il vostro sviluppo, avrete bisogno di più infrastrutture. Se parliamo di porti, dighe, ponti, strade, ferrovie l’Italia ha molto da dire e da offrire…
Il governo ha elaborato un piano strategico 2030 per le infrastrutture che prevede soltanto per le ferrovie investimenti per 5 miliardi di dollari. Questa è già un’ottima opportunità per le imprese europee e italiane: sto parlando di ferrovie che nei nostri piani attraverseranno il Sudan collegando anche i Paesi nostri confinanti senza accesso al mare e che già oggi usano Port Sudan per i loro commerci.
La strategica posizione del Sudan conferisce benefici anche ai Paesi che ci circondano e che non hanno accesso al mare e quindi alle vie commerciali più importanti. Con questi Paesi noi abbiamo ottime relazioni che risalgono nel tempo. Allo stesso tempo, queste relazioni possono andare a beneficio di quelle aziende italiane che scelgono di operare in Sudan. Siamo membri del Comesa e questo dà possibilità di commerciare con oltre 20 Paesi; siamo anche membri della Lega Araba fornisce facilitazioni per commerciare con gli altri membri del club. Sto parlando di mercati potenziali di circa 600 milioni di persone.
Ci sono incentivi, anche fiscali, che le imprese dovrebbero conoscere?
Ci stiamo impegnando per migliorare in maniera drastica il clima degli affari. Nell’ultimo periodo siamo riusciti ad accrescere la quota di investimenti diretti esteri, migliorando il sistema doganale, mettendo a punto facilitazioni di vario tipo, aprendo zone franche. Abbiamo una serie di progetti, con allegati studi di fattibilità che attendono soltanto il giusto partner per partire. Il nostro ministero è in grado di fornire informazioni utili alle imprese ed esiste un dipartimento speciale per facilitare la concessione dei visti e la logistica.
Il sistema delle piccole e medie imprese italiane risponde bene alle esigenze attuali del suo Paese?
Abbiamo grandi progetti in cui le Pmi che hanno in dote tecnologie possono inserirsi bene e possono anzi corrispondere meglio alle nostre esigenze. Penso al settore minerario ed estrattivo, penso anche all’agricoltura e all’agroindustria.
Il sistema finanziario, a causa delle sanzioni, è stato uno dei talloni d’Achille di cui ha risentito lo sviluppo economico sudanese. Sono in vista miglioramenti?
Abbiamo molte banche straniere che operano in Sudan, in particolare dai Paesi del Golfo, dal Libano, dall’Egitto. Sarebbe molto buono per noi riconnetterci con il sistema finanziario europeo, ma servono anche investimenti da parte delle istituzioni europee e italiane perché questo desiderio si tramuti in realtà.
Proviamo a guardare ai prossimi anni, cosa si aspetta dall’Italia?
Mi piacerebbe vedere tecnologia italiana in Sudan, sarebbe un ritorno gradito che potrebbe far bene all’Italia e alla nostra economia. Vorrei vedere joint-venture e partnership tra le nostre realtà e quelle italiane. Vorrei vedere investimenti.
[Questa intervista è stata pubblicata sul numero di aprile 2017 di ‘Africa e Affari’, il mensile curato dalla redazione di InfoAfrica. Il ministro Abdulghani sarà presente il 9 maggio a Roma in occasione della Country Presentation organizzata da Confindustria Assafrica e Mediterraneo e Banca Ubae in collaborazione l’Ambasciata italiana a Khartoum e con l’Ambasciata sudanese a Roma. Il programma della giornata è disponibile cliccando qui]
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Per approfondire:

Terra d’incontro tra l’area mediterranea, la Penisola d’Arabia e le estese regioni a sud
del grande deserto, il Sudan ha vissuto da sempre questa sua duplice natura, che
ha contribuito a tracciare nel tempo la vita sociale, politica ed economica del Paese.

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