spot_img
0,00 EUR

Nessun prodotto nel carrello.

Ruanda: presentata la nuova politica energetica, un’analisi

di: Andrea Spinelli Barrile | 25 Febbraio 2025

Il governo del Ruanda ha presentato ieri la sua nuova politica energetica, un aggiornamento del piano presentato nel 2015 che richiederà almeno 2,5 trilioni di franchi ruandesi (1,7 miliardi di dollari) in investimenti in varie fonti energetiche.

Lo riportano i media ruandesi. Secondo un documento di fine 2023 del Rwanda energy group (Reg), la capacità installata totale del Rwanda per la generazione di elettricità è di 332,6 megawatt (Mw) da diverse centrali elettriche. Per quanto riguarda il mix tecnologico di generazione, il 51% proviene da fonti termiche, seguito da fonti idroelettriche (43,9%) e fonti solari con circa il 4,2%.

Secondo il ministero delle Infrastrutture, la nuova politica energetica è ispirata “dalle sfide e dalle realtà emergenti”, ma anche dai moderni sviluppi tecnologici, come la mobilità elettrica, lo sviluppo del sottosettore nucleare e delle radiazioni, l’idrogeno, la produzione autonoma di energia e l’uso del gas naturale per uso industriale e domestico.

Il governo ruandese intende incoraggiare la partecipazione del settore privato ai progetti energetici in varie fasi, dalla costruzione al finanziamento fino all’installazione e alla manutenzione, in particolare nei settori della fornitura di energia elettrica e della cucina pulita (clean cooking). La nuova politica energetica di Kigali sottolinea l’importanza di sfruttare le abbondanti risorse energetiche del Paese, come l’energia idroelettrica, solare, della torba, del metano, del vento, geotermica, dei biocarburanti, del nucleare e dell’idrogeno. Il fine ultimo è ridurre la dipendenza delle importazioni di energia.

Lo sviluppo del Ruanda richiede tanta energia

Il Ruanda aspira a diventare un Paese a medio reddito entro il 2035 e un Paese ad alto reddito entro il 2050. L’economia ruandese ha continuato a registrare una forte crescita nella prima metà del 2024: dopo essere cresciuto in media dell’8,2% nel 2022-2023, il Pil reale è aumentato del 9,7% nella prima metà del 2024 e si prevede che la crescita del Pil manterrà lo slancio nel 2025-26, con una media prevista del 7,7%, grazie alla ripresa del turismo globale, a nuovi progetti di costruzione e alle attività manifatturiere. Secondo la Banca mondiale tuttavia la creazione di posti di lavoro in Ruanda è insufficiente e il livello di produttività rimane basso, riflettendo lacune infrastrutturali, progressi limitati nell’innovazione ed efficienza allocativa sub-ottimale.

Una crescita, quella ruandese, che va sostenuta con l’energia. Il 15 gennaio, il governo del Ruanda ha annunciato di aver trovato petrolio nel lago Kivu, la prima scoperta di questo genere nella regione dei Grandi laghi africani: “La buona notizia è che abbiamo petrolio” ha detto durante un’audizione parlamentare Francis Kamanzi, direttore generale dell’Ufficio ruandese delle miniere, del petrolio e del gas, precisando gli studi provenienti da 13 pozzi esplorativi scavati sulla sponda ruandese del lago Kivu, condivisa con la Repubblica Democratica del Congo (Rdc), hanno evidenziato la presenza di petrolio. Più a nord, altri importanti giacimenti sono già stati scoperti in Uganda, nella regione del lago Albert. Il Ruanda effettua esplorazioni petrolifere nel lago Kivu da più di dieci anni e nel 2017 ha firmato un accordo di cooperazione con la Rdc in questo ambito: sul versante congolese sono stati rinvenuti giacimenti petroliferi vicino al lago Kivu, nella zona di Virunga.

Situato al centro di una zona vulcanica, il lago Kivu è anche ricco di di metano, intrappolato nelle sue profondità, gas che il Ruanda sfrutta per produrre elettricità in centrali elettriche. Le risorse di metano del lago Kivu sono ingenti, con un volume stimato di 40 miliardi di metri cubi: in Ruanda, il metano è già oggi sfruttato per la produzione di energia, sin dal 2015, e attualmente produce 82,4 Mw.

Il gas estratto nel Kivu, da 300-400 metri di profondità, viene lavato nei serbatoi onshore della Shema power lake Kivu (Splk), che lo separano dall’acqua e da altri gas prima che possa essere trattato e collegato alla sottostazione di Rubavu: ci sono tre progetti che estraggono gas metano per la produzione di energia dal Lago Kivu. Si tratta di Splk, KivuWatt phase I (26 Mw) e Kibuye power I (3 Mw). Un quarto progetto, portato avanti da Gasmeth energy, mira a produrre un milione di metri cubi di gas naturale liquefatto, che verrà utilizzato per cucinare, alimentare veicoli e industrie.

Secondo la nuova politica energetica, nel settore del metano verrà effettuato un investimento di 218 miliardi di franchi (154 milioni di dollari) per incrementare la produzione di energia dal gas metano e sfruttare ulteriormente questa risorsa.

La nuova politica energetica punta sul rinnovabile

L’energia idroelettrica rappresenta il 27% della capacità elettrica totale installata in Ruanda. La politica è volta a tutelare la conservazione delle aree di captazione delle acque e di aumentare la capacità di stoccaggio dei bacini idrici, implementando progetti idroelettrici nuovi. Il piano prevede un investimento di oltre 1.000 miliardi di franchi ruandesi (706 milioni di dollari) per sviluppare progetti idroelettrici regionali, nazionali e di micro-idroelettrici, con ulteriori 62 miliardi di franchi (43,8 milioni di dollari) stanziati per la riabilitazione degli impianti esistenti.

Sul solare invece, la nuova politica energetica mira a migliorare l’uso dell’energia solare sostenendo le tecnologie ibride di accumulo solare, incentivando la produzione locale e sviluppando quadri di connessione per integrare l’energia solare nelle reti nazionali. La produzione di energia solare in Ruanda è stata di 12 Mw nel 2023-24: il piano prevede 100 miliardi di franchi (70 milioni di dollari) per lo sviluppo di impianti di energia solare, con l’obiettivo di raggiungere 30 Mw entro l’anno fiscale 2029-2030 e altri 20 Mw entro il 2034-35. Relativamente all’eolico invece, il piano stanzia un budget di 500 milioni di franchi (353.000 dollari) per gli studi di fattibilità e 15 miliardi di franchi ruandesi (10,6 milioni di dollari) per la costruzione di centrali eoliche, in modo da generare 15 Mw in aggiunta alla capacità attuale.

Il governo di Kigali intende anche ampliare la capacità di conversione dei rifiuti in energia, convertendo i prodotti di scarto in calore o elettricità: attualmente, il Ruanda dispone di un piccolo impianto Wte con una capacità di 0,07 Mw, alimentato dalla gassificazione della lolla di riso.

Secondo la nuova politica energetica, il governo prevede di sostenere iniziative locali di conversione dei rifiuti in energia, offrire incentivi per lo sviluppo degli impianti e promuovere la produzione e la distribuzione su larga scala di energia prodotta dai rifiuti: il piano prevede una spesa molto modesta, 80 miliardi di franchi ruandesi (56 milioni di dollari), per progetti di conversione dei rifiuti in energia, con l’obiettivo di aggiungere 15 Mw all’attuale produzione energetica del Ruanda.

Il prezioso territorio

Le risorse geotermiche del Ruanda hanno un potenziale stimato tra 50 e 90 Mw: sebbene siano necessarie ulteriori ricerche, la nuova politica energetica del governo sostiene un’ulteriore valutazione delle risorse geotermiche per attrarre investitori e gestire i rischi dell’esplorazione: un investimento fino a 60 miliardi di franchi ruandesi (42,4 milioni di dollari) finanzierà studi di esplorazione e sviluppo per produrre 30 Mw di energia entro il 2034-35. Sono in corso studi geotermici a Bugarama (distretto nel sud, al confine con Repubblica democratica del Congo e Burundi), Karongi (distretto centrale sul lago Kivu) e Rubavu, distretto nel nord-ovest, lungo le colline dove oggi l’esercito ruandese insiste con i bombardamenti oltre confine, in Repubblica democratica del Congo.

Al potenziale geotermico si somma anche quello derivante dallo sfruttamento della torba: il Ruanda, secondo il governo, possiede vaste risorse di torba, con circa 23-33 milioni di tonnellate secche di giacimenti sfruttabili, che rappresentano un potenziale tecnico di 121-161 Mw di capacità. Tuttavia, l’uso della torba presenta sfide ambientali e di sostenibilità e il governo non ha chiarito dove siano questi depositi all’interno del suo territorio. L’obiettivo della nuova politica energetica è lo sviluppo di sistemi energetici ibridi che combinano la torba con altre fonti energetiche avviando progetti di ricerca di una produzione efficiente di energia dalla torba e sulla promozione di investimenti nei sottoprodotti della torba.

Il futuro dell’energia

Il documento sulla nuova politica energetica del governo ruandese considera l’energia nucleare come una “soluzione a lungo termine”, sostenendo la necessità della creazione di un quadro normativo per l’energia nucleare.

Contemporaneamente però, il piano energetico di Kigali cita uno studio di fattibilità per una centrale nucleare, che costerà (il solo studio) ben 5,3 miliardi di franchi ruandesi (3,74 milioni di dollari): il governo stima che lo sviluppo dell’impianto costerà 1 trilione di franchi ruandesi (706 milioni di dollari) per un impianto con una capacità di 110 Mw. Ma non solo sul nucleare punta il Ruanda per il suo futuro energetico: anche la tecnologia dell’idrogeno è considerata una potenziale risorsa energetica e per questo la politica comprende uno studio di fattibilità con piccolo investimento, pari a 500 milioni di franchi (353.000 dollari). Un progetto pilota da 10 Mw per la produzione di energia a idrogeno richiederà 30 miliardi di franchi (21 milioni di dollari).

Articoli correlati

I Podcast

spot_img

Rubriche