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Il conflitto in Repubblica Democratica del Congo affossa la produzione di caffè

di: Tommaso Meo | 18 Settembre 2025

La produzione di caffè della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), tra le più apprezzate per decenni a livello globale, è ora seriamente minacciata dall’escalation del conflitto nella parte orientale del Paese. A segnalarlo è Reuters, precisando che gli scontri tra l’esercito congolese e i ribelli dell’M23 (Movimento 23 marzo), sostenuti dal Ruanda, stanno devastando diverse aree coltivate. “Intere piantagioni vengono abbandonate e i raccolti marciscono”, ha riportato l’agenzia.

Dall’oro nero coloniale alla crisi attuale

Il caffè è stato introdotto nel Paese dai coloni belgi negli anni Quaranta del Novecento e ha prosperato fino agli anni Ottanta. In quel periodo la Rdc esportava tra le 68.000 e le 130.000 tonnellate di caffè all’anno, secondo i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao).

Dopo essere crollata a livelli estremamente bassi negli anni Novanta, la produzione nazionale era in ripresa, raggiungendo oltre 62.000 tonnellate nel 2023. Secondo i dati divulgati dalla Banca Centrale del Congo (Bcc), quell’anno la varietà Robusta ha rappresentato oltre il 70% della produzione, mentre il resto era costituito da Arabica.

Geografia della produzione congolese

Sia l’Arabica che la Robusta sono coltivate su una superficie complessiva di 157.940 ettari, in aumento rispetto ai 134.000 ettari del 2019. L’Arabica è diffusa negli altopiani orientali e nelle zone lacustri più basse del Nord Kivu, nella zona lacustre settentrionale del Sud Kivu e nella parte orientale della provincia di Ituri. La Robusta è invece coltivata nella regione occidentale.

Cooperative come la Sopacdi nel Sud Kivu si erano guadagnate riconoscimenti internazionali per l’eccezionale qualità dei loro chicchi. Questo slancio è ora però compromesso.

Il crollo delle esportazioni

Nonostante l’aumento negli ultimi anni della produzione e della superficie coltivata, le esportazioni di caffè sono diminuite a partire dal 2023, quando il Paese è scivolato in una guerra civile che ha acquisito ancora maggiore intensità a gennaio 2025, devastando le zone di coltivazione e obbligando molti coltivatori ad abbandonare i propri mezzi di sussistenza.

La Fao riferisce che i volumi di esportazione della sono diminuiti da 10.424 tonnellate nel 2022 a 7.380 tonnellate nel 2023, una tendenza che si riflette anche nel valore del caffè esportato dal Paese, passato da 30 milioni di dollari a 29,9 milioni di dollari.

Nel Sud Kivu, i combattimenti hanno paralizzato il settore: la fabbrica pubblica di caffè di Bukavu, un tempo in piena attività, è ora ferma. Secondo François Kambale Nzanzu, direttore provinciale dell’agricoltura, le esportazioni hanno subito gravi danni, aggravati dalle difficoltà bancarie. I “dry beds”, le aree dove si asciugano i chicchi nei laboratori di lavorazione, sono vuoti, segno che i raccolti non riescono più ad essere trattati ed esportati.

L’impatto sui produttori locali

Per gli agricoltori, le conseguenze sono pesantissime. Come racconta un produttore di Muganzo a Reuters, il raccolto che un tempo gli garantiva 300 dollari quest’anno ne ha portati appena 50. “Le cattive condizioni del settore agricolo, la mancanza di aiuti economici da parte del governo e, negli ultimi tempi, i combattimenti, sono seri ostacoli per il settore”, lamenta una coltivatrice a El País.

Secondo gli esperti intervistati dal giornale spagnolo, l’industria sopravvive a stento grazie ad alberi vecchi, piccole cooperative sparse e agricoltori che rischiano la vita solo per raggiungere i loro terreni. Gli investitori, invece, si stanno allontanando dal Paese, non potendo sostenere una situazione così incerta.

Prezzi in crescita ma logistica compromessa

Nel frattempo, da febbraio, i prezzi del caffè sui mercati internazionali sono aumentati. Ma anche questa crescita, che potrebbe andare a vantaggio dei produttori congolesi, si scontra con più alti costi logistici e canali meno stabili per l’export.

Al di là del conflitto, il settore del caffè locale deve infatti affrontare numerose sfide, tra cui la bassa produttività, il deterioramento delle infrastrutture e le esportazioni illegali dilaganti. Secondo i dati recenti dell’Office National des Produits Agricoles du Congo (Onapca), nella sola provincia di Ituri oltre l’80% del caffè prodotto viene esportato clandestinamente nei Paesi vicini.

La pace è lontana

Da quando quest’anno è scoppiata nuovamente la violenza nella Repubblica Democratica del Congo, centinaia di migliaia di persone sono state costrette a fuggire. Nel Paese ci sono 5,9 milioni di sfollati interni, soprattutto nelle province di Ituri, Kivu del Nord e Kivu del Sud, secondo gli ultimi dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr).

Sebbene il governo della Rdc e i ribelli dell’M23 si siano impegnati a metà giugno ad avviare negoziati per raggiungere la pace e ottenere un cessate il fuoco, la spirale di violenza non è ancora terminata. In estate, l’esercito congolese ha segnalato dei massacri commessi dall’M23 nelle province del Kivu Sud e del Kivu Nord che avrebbero causato 320 vittime.

© Riproduzione riservata

Ascolta l’episodio del podcast Direzione Africa dedicato alla Repubblica Democratica del Congo: “Un gigante che guarda al futuro”, tra innumerevoli sfide e altrettante ricchezze.

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