di: Giulia Filpi | 5 Maggio 2025
Il primo ministro del governo di unità nazionale provvisorio, Abdul Hamid Dbeibah, ha annunciato la scorsa settimana settimana la chiusura di diverse ambasciate libiche all’estero e una riduzione del personale diplomatico all’estero del 20%. La decisione, che secondo il sito di informazione al-Wasat è stata presa durante una riunione presso la sede della Compagnia petrolifera nazionale (Noc) a Tripoli, avrebbe lo scopo di ridurre il consumo di valuta forte e di ottimizzare le risorse economiche del Paese.
La decisione comporterà la chiusura di 25 ambasciate, consolati e missioni in luoghi come il Vaticano, l’Albania, il Vietnam e le Seychelles e il loro accorpamento in missioni libiche in Paesi come l’Italia, la Malesia e il Kenya.
Dbeibah ha spiegato che alcune ambasciate libiche sono troppo costose; in alcuni casi, vi sono funzionari che sostengono di offrire servizi di consulenza mentre in realtà svolgono lavori esterni all’ambasciata nel Paese in cui sono stati inviati. “Queste ambasciate consumano denaro in dollari senza fornire i servizi adeguati”, ha detto Dbeibah, sottolineando la necessità di porre fine alle inefficienze.
La riduzione del personale diplomatico non riguarderà solo le ambasciate in chiusura, ma anche quelle che continueranno a funzionare, con una riduzione complessiva del 20%.
Anche i funzionari libici, tra cui al-Aqouri e Qaddafi, hanno confermato la necessità di ridurre ulteriormente le ambasciate e i consolati, suggerendo una riduzione del 40% delle rappresentanze diplomatiche all’estero. Questa proposta si inserisce in un ampio dibattito sulla necessità di ridurre la spesa pubblica per affrontare la difficile situazione economica della Libia.
© Riproduzione riservata