di: Gianfranco Belgrano | 28 Maggio 2025
Provare a dare uno sguardo al futuro di questi tempi è sicuramente un esercizio più complesso di quanto forse sarebbe stato qualche anno fa. Ma fare impresa significa anche anticipare i tempi, prevedere. E lo si può in parte fare guardando a una delle cose più concrete che abbiamo a disposizione: i numeri. In realtà, più che provarci io, mi affiderei a una lettura del futuro proposta dal Boston Consulting Group (Bcg), che ha realizzato un’analisi firmata da otto ricercatori e pubblicata a gennaio, prima dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.
Basandosi sui dati economici di 150 Paesi, lo studio identifica quelli che definisce “spostamenti tettonici” dei corridoi commerciali globali. Sintetizzandoli, sono quattro i movimenti tellurici commerciali. Il primo: il Nord America si consoliderà come blocco commerciale resiliente, in grado di ridurre la propria dipendenza dall’Asia e in particolare dalla Cina. Il secondo: la Cina emergerà come il più importante partner commerciale del resto del mondo, pur scontando una riduzione dei suoi commerci con l’Occidente. Il terzo: il Global South acquisirà un’importanza crescente grazie soprattutto al dinamismo di India e Sud-est asiatico, contribuirà alla creazione di catene di valore globali e svilupperà nuove capacità. Il quarto: l’Unione Europea vedrà diminuire i suoi link con la Cina e dipenderà sempre di più sia da partner di vecchia data come Stati Uniti e Giappone, che da nuovi player come India, Turchia e Paesi africani.
Uno degli elementi interessanti di questa analisi riguarda tendenze in atto che modificheranno o dovrebbero modificare nel profondo i flussi commerciali. A crescere in maniera significativa, sottolinea lo studio, sarà infatti il commercio sud-sud, ovvero il commercio condotto tra i Paesi che si collocano grosso modo nelle regioni meridionali del planisfero, quelli all’interno del cosiddetto Global South.
Questa tendenza è in realtà già in atto da qualche anno, come dimostrano i dati dell’ultima rassegna sul trasporto marittimo pubblicata dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (Unctad).
Nel 2023 il maggior aumento assoluto nello scambio di volumi di portacontainer è stato registrato nelle rotte sud-sud aperte dai porti africani. Le rotte marittime sud-sud, che collegano l’Africa subsahariana ad altre regioni in via di sviluppo concentrate nel blocco del Global South, hanno svolto un ruolo cruciale nell’aumento degli scambi, facendo segnare un +9%. Questo dato evidenzia l’importanza crescente dei collegamenti commerciali tra i Paesi emergenti e il ruolo centrale del continente africano come nodo logistico.
Tra la prima metà del 2018 e la prima metà del 2023, gli scali portuali di navi portacontainer in Africa hanno mostrato un incremento del 20% (è ancora l’Unctad a scriverlo) mentre gli scali di petroliere sono cresciuti del 38%.
L’espansione economica in atto in diverse nazioni africane, insieme all’aumento della popolazione urbana e alla crescita della classe media, ha intensificato la domanda di beni importati, che, a cascata, ha fatto salire verso l’alto i numeri dei volumi movimentati dal traffico container. Inoltre iniziative come l’Area africana di libero scambio (AfCFTA) stanno riducendo le barriere commerciali e ciò promuoverà scambi intra-africani più fluidi.
Questo dicono i numeri e questa è la realtà con cui l’Europa deve confrontarsi all’interno di un contesto geopolitico che sta evolvendo e che rischia di ridimensionare il peso del Vecchio continente prima del previsto.