di: Andrea Spinelli Barrile | 11 Luglio 2025
Il Lesotho ha dichiarato lo stato d’emergenza a causa degli “alti tassi di disoccupazione giovanile e di perdita di posti di lavoro” nel Paese, con l’incertezza sui dazi doganali statunitensi che ha dato il colpo di grazia all’economia nazionale del piccolo regno africano.
Il Lesotho è stato colpito da tariffe più elevate di qualsiasi altro Paese (50%) quando sono state annunciate dal presidente Donald Trump ad aprile. Nonostante la sospensione di quel dazio, ieri il vice primo ministro Nthomeng Majara ha dichiarato che lo stato d’emergenza resterà in vigore fino al 30 giugno 2027. La dichiarazione consente allo Stato di “adottare tutte le misure necessarie per ridurre al minimo gli effetti dei disastri”. Le autorità del Lesotho, un Paese che conta poco più di due milioni di persone (e in cui la disoccupazione è al 30%, con picchi del 50% tra i più giovani), sostengono che questa decisione consentirà al governo di destinare rapidamente i fondi a programmi volti a far entrare i giovani nel mondo del lavoro e ad aiutare la ripresa economica.
Diversi dipartimenti hanno già annunciato i primi passi da compiere, tra cui l’abolizione delle tasse di registrazione delle imprese per le start-up di piccole e medie dimensioni.
Nonostante la minaccia di un super-dazio di Trump sia ancora tale, perché ad aprile è stata sospesa quella decisione, la ragione dello stato d’emergenza era già stata spiegata circa un mese fa dal ministro del Commercio del Lesotho, Mokhethi Shelile, che al sito di informazione economica sudafricano Moneyweb aveva detto che gli acquirenti statunitensi “non stanno effettuando ordini perché non capiscono cosa succederà”. Alle minacce sui dazi si sono sommate invece misure più cocnrete: il Paese è stato duramente colpito dalla chiusura dei programmi dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid) in tutto il mondo. Il Lesotho è stato uno dei maggiori beneficiari dell’African growth and Opportunity act (Agoa) degli Stati Uniti, che garantisce un accesso commerciale favorevole ad alcuni paesi per promuoverne la crescita economica e che Trump non vorrebbe rinnovare il prossimo settembre: secondo il governo locale, almeno altri 40.000 posti di lavoro sono a rischio se l’Agoa non venisse rinnovato.
Questa crisi incombe da oltre un anno. Fino a marzo, il Lesotho è rimasto in stato di calamità naturale per otto mesi a causa della grave insicurezza alimentare. L’economia, dipendente dal settore tessile, era già alle prese con una disoccupazione alle stelle, soprattutto tra i giovani: la maggior parte delle esportazioni riguarda il settore tessile ed è destinata agli Stati Uniti, ad esempio per la produzione dei jeans Levi’s.
© Riproduzione riservata



Africa e Affari, febbraio 2014 - Italia africana (copia digitale)
Africa e Affari, ago/sett 2017 - Universitas africana (copia digitale)
Africa e Affari, ottobre 2013 - Africa turca (copia digitale)
Africa e Affari, maggio 2014 - Europa svegliati! (copia digitale)
Africa e Affari, marzo 2013 - Angola: ecco lo sprinter della nuova Africa (copia digitale)
Africa e Affari, aprile 2013 - Boom avicoltura (copia digitale)
Africa e Affari, marzo 2014 - Classe media (copia digitale)
Africa e Affari, gennaio 2014 - La Stella nera (copia digitale)
Africa e Affari, ago/sett 2013 - Agribusiness (copia digitale)
Africa e Affari, gennaio 2023 - Ci sarà ancora da ballare (copia digitale)
Africa e Affari, maggio 2013 - Eldorado orientale (copia digitale)
Africa e Affari, giu/lug 2013 - Mozambico (copia digitale)
Africa e Affari, novembre 2013 - Nuova cooperazione (copia digitale)
Africa e Affari, novembre 2016 - #Tunisia2020 (copia digitale)

