di: Valentina Milani | 20 Maggio 2025
I settori dell’elettricità e dei trasporti sono tra i più duramente colpiti dal conflitto in corso in Sudan, scoppiato nell’aprile 2023 tra le Forze Armate Sudanesi (SAF) e le Forze di Supporto Rapido (RSF). A due anni dall’inizio delle ostilità, oltre all’emergenza umanitaria, anche le infrastrutture vitali del Paese versano in condizioni critiche. Secondo stime ufficiali riportate dai media locali, il sistema elettrico ha perso circa il 40% della propria capacità produttiva a causa di gravi episodi di sabotaggio e distruzione mirata.
Centrali sotto attacco
La Compagnia elettrica sudanese ha reso noto che solo due delle 15 centrali termiche del Paese sono ancora operative, mentre sette sono state distrutte, parzialmente o totalmente, inclusa quella della capitale Khartoum. Il direttore generale della società, Abdullah Ahmed Mohamed Ali, ha riferito che oltre 100.000 trasformatori sono inutilizzabili, provocando la perdita di circa il 35% della capacità totale e di oltre 20.000 barili di olio per trasformatori.
I blackout proseguono in diverse regioni del Paese, con lo Stato del Nord privo di elettricità sin dai primi giorni di aprile. A Khartoum, attacchi con droni contro centrali elettriche hanno aggravato l’emergenza. Secondo Abdul-Qadir Abdoun, rappresentante dell’Unione degli agricoltori del Nord Sudan, più di 500.000 feddan di terra coltivata sono stati compromessi dall’assenza di corrente.
I trasporti in difficoltà
Gravi perdite si registrano anche nel settore dei trasporti. Mentre le valutazioni sui danni complessivi sono ancora in corso, il ministro dei Trasporti Abu Bakr Abu Al-Qasim Abdalla ha parlato di “danni severi in tutte le componenti del settore”, con particolare riferimento alla rete ferroviaria, ai vagoni, alle rotte commerciali e all’aeroporto internazionale di Khartoum. Molte strade interstatali risultano interrotte, paralizzando commercio e mobilità interna.
La compagnia aerea nazionale Tarco Aviation ha stimato perdite per circa 100 milioni di dollari. Il responsabile del servizio di assistenza a terra, Mohamed Yahya Ahmed, ha dichiarato che tre aerei sono andati completamente distrutti e altri tre danneggiati.
Secondo l’esperto di trasporti Al-Samawal Abdul-Azeem, l’intero comparto è vicino al collasso per via dell’aumento dei costi, della scarsità di pezzi di ricambio e della distruzione delle infrastrutture. Circa il 70% delle compagnie di autobus a lunga percorrenza ha interrotto le operazioni. Ehab Osman, dipendente della compagnia Sharyan AlShamal, ha riferito che le tariffe per viaggi interstatali sono aumentate drasticamente: il biglietto da Dongola a Port Sudan è passato da 60.000 a 100.000 sterline sudanesi, mentre il cambio sul mercato parallelo è di circa 250 sterline per dollaro.
L’economia al collasso
È però tutta l’economia sudanese a soffrire sotto il peso di un’inflazione fuori controllo: secondo il Fondo monetario internazionale, il tasso di inflazione in base ai prezzi medi dei consumatori dovrebbe raggiungere il 118,9% quest’anno, dopo il 200% l’anno scorso. Inoltre, la disoccupazione ha raggiunto il 45%, il Pil si è ridotto di circa il 41% e le entrate pubbliche sono crollate del 75%. L’insicurezza ha scoraggiato gli investimenti e devastato i settori produttivi, in particolare l’agricoltura, già colpita da sfollamenti e violenze. Nel frattempo le devastazioni e i saccheggi hanno toccato anche gli istituti bancari he spinto le transazioni finanziarie nel mercato nero. Uno scenario nero che, unito a un debito superiore ai 62 miliardi di dollari, rappresenta un ostacolo importante alla ricostruzione, una volta che il conflitto sarà concluso.
© Riproduzione riservata