di: Andrea Spinelli Barrile | 6 Giugno 2025
Il governo del Mali ha annunciato ieri sera, tramite un comunicato stampa, l’acquisizione ufficiale della Société des Mines de Morila Sa, ex fiore all’occhiello dell’industria aurifera nazionale. La società è stata nazionalizzata tramite decreto, che trasferisce l’80% del capitale della società allo Stato per la cifra simbolica di un dollaro americano.
Fondata nel 2000, Morila Sa ha sfruttato un importante giacimento aurifero nella regione di Bougouni. Inizialmente, lo Stato deteneva una partecipazione del 20%, insieme ai colossi Anglogold-ashanti e Randgold resources (ora Barrick gold), ciascuno con il 40%. Il sito ha raggiunto il picco produttivo all’inizio degli anni 2000, con una produzione annua che ha anche superato le 600.000 once d’oro, prima di calare gradualmente fino alla chiusura della cava principale, avvenuta nel 2020.
In seguito al ritiro degli operatori storici, la società australiana Firefinch limited ha tentato di rilanciare l’attività attraverso l’estrazione di residui minerari e lanciando un progetto agroindustriale ma senza successo. Di fronte al fallimento di questa strategia e alla cessazione delle attività, nel 2022, a maggio dell’anno scorso è stato firmato un memorandum d’intesa che consente allo Stato di riacquistare le azioni e i debiti rimanenti. Con questo ritorno alla proprietà pubblica, le autorità stanno cercando di evitare la chiusura definitiva del sito minerario e, si legge nel verbale del Consiglio dei ministri di ieri, oggi si stanno valutando diverse opzioni, come un’acquisizione su piccola scala o un partenariato pubblico-privato su misura per il basso contenuto aurifero del giacimento.
Nel 2024, la produzione di oro del Mali è scesa a 51 tonnellate, rispetto alle 66,5 tonnellate del 2023, un calo del 23%. Si ritiene che la miniera di Morila contenga ancora circa 500.000 once d’oro nei suoi depositi secondari.
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