di: Massimo Zaurrini | 30 Luglio 2025
L’obiettivo ‘Fame Zero’ (Zero Hunger), il numero 2 dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile che il mondo si era impegnato a raggiungere nel 2030 non verrà raggiunto entro quella data. A dirlo ripetutamente, e certificarlo, è stata Amina Mohammed, la vice-segretaria generale delle Nazioni Unite, nei suoi interventi al Vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari (UNFSS+4) conclusosi ieri ad Addis Abeba, dove per tre giorni capi di Stato, di governo, ministri e delegati provenienti da ogni angolo del pianeta hanno discusso dello stato della nutrizione nel mondo. Non solo è emerso chiaramente che non saremo in grado di sconfiggere la fame come ci eravamo prefissati, è apparso chiaro a tutti che nessuno ha un’idea di quando riusciremo a raggiungere l’obiettivo numero 2.
Come se non bastasse, dal nuovo rapporto “Lo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo” (Sofi 2025) realizzato dalle cinque agenzie Onu dedicate (Fao, Ifad, Unicef, Pam/Wfp e Oms/Who) si evince il dato che mentre la fame a livello globale segna una lieve battuta d’arresto, in Africa continua a crescere. Un quadro che, come ha fatto notare uno dei relatori, “ci obbliga a rimboccarci le maniche e darci da fare per invertire la tendenza”.
Ma durante il vertice ha colpito anche l’assenza nelle discussioni delle parole “dazi”, “Trump”, “Stati Uniti” (non ci risulta che una delegazione a stelle e strisce fosse presente ad Addis Abeba). Abbiamo chiesto al ministro dell’Agricoltura del Sudafrica, John Henry Steenhuisen, se almeno negli incontri a porte chiuse il tema fosse stato affrontato. “In realtà no, non l’abbiamo fatto. Ovviamente ne abbiamo parlato in conversazioni informali con diversi ambasciatori e altri Paesi e il tema preoccupa tutti. È stato una “sorta di elefante nella stanza” di questo Vertice. Già il fatto che nessuno ne parla, ti fa capire lo stato di shock in cui il sistema internazionale versa. Ma la cosa più preoccupante è che questa situazione sarà molto dirompente per il cibo e per i sistemi alimentari globali” ha detto ad Africa e Affari il ministro del Sudafrica, Paese del Brics, presidente di turno del G20 e nel mirino del presidente statunitense Donald Trump e della sua amministrazione riguardo molti fascicoli.
Tornando al concetto dell’impatto che le politiche commerciali e internazionali di Washington possono avere sui sistemi alimentari, il ministro Steenhuisen aggiunge: “Lo scenario che ci si prospetta davanti è molto inquietante. Prendiamo ad esempio il Sudafrica che dall’1 agosto si ritroverà un dazio del 30% su tutti i propri prodotti. E’ ovvio che questo avrà enormi implicazioni per il nostro settore agricolo. Non si tratta solo di esportazioni, ma anche della possibilità per i produttori locali di produrre cibo. Le aziende agricole per mantenere le loro attività dipendono anche dalla redditività dei mercati esterni. Quindi, se perdono i mercati esterni, è molto più difficile per loro assumere personale e tenere aperte le porte anche sul fronte interno”. Nel Vertice di Addis Abeba è emerso chiaramente che le sfide sui sistemi alimentari locali e globali siano molto simili a qualsiasi latitudine e a qualsiasi livello di ricchezza e che quindi per risolverle sia fondamentale concordare mosse comuni.
“Credo – evidenzia il ministro dell’Agricoltura del Sudafrica – che il governo Trump abbia stravolto il commercio mondiale. E ciò che è stato molto diverso questa volta è che i canali abituali sembrano essere completamente inerti, e la diplomazia viene fatta sui social media. In questo modo è molto difficile ottenere risposte dai canali abituali che abbiamo usato per 20 o 30 anni per avere discussioni commerciali. Abbiamo costruito un’ottima rete multinazionale e multilaterale in tutto il mondo per risolvere i problemi. Le questioni commerciali sono sempre state risolte attraverso l’Organizzazione mondiale del commercio (Omc). Se si riteneva di essere trattati ingiustamente nel commercio, esisteva l’Omc. Ora l’Omc è stata completamente messa da parte. Molte delle cose che stanno accadendo sono in contrasto con i regolamenti dell’Omc sul commercio e l’imposizione di tariffe. E così è stato un completo sconvolgimento dell’infrastruttura multilaterale mondiale. Oggi la nuova politica commerciale passa per una lettera dalla Casa Bianca o per un tweet su Truth. Ovviamente questo ha gettato il sistema commerciale mondiale nel caos. E credo che il modo in cui lo affronteremo nei prossimi quattro anni sarà molto importante per i nostri sistemi alimentari e per la sicurezza alimentare in tutto il mondo”.
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