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Etiopia: Gerd genererà un miliardo di dollari all’anno

di: Valentina Milani | 21 Luglio 2025

La Grand Ethiopian Renaissance Dam (Gerd), il più grande progetto idroelettrico del continente africano, è destinata a produrre ricavi annui stimati in un miliardo di dollari una volta pienamente operativa, fornendo al contempo energia elettrica a oltre 66 milioni di etiopi. In un’intervista all’agenzia di stampa Fana, Belete Berhanu, membro del comitato tecnico della Gerd, ha spiegato che la maggior parte degli introiti deriverà dall’esportazione di elettricità verso i Paesi vicini, contribuendo in modo decisivo alla crescita economica nazionale e all’integrazione regionale dell’Etiopia.

Oltre alla produzione di energia, la diga avrà anche un impatto economico significativo grazie al suo bacino artificiale, che — secondo Belete — sarà “due volte più grande del Lago Tana”, la maggiore riserva d’acqua naturale del Paese. Il lago della Gerd si estenderà per oltre 254 chilometri e ospiterà 78 isole, ciascuna con una superficie superiore ai 5 ettari. Questo immenso corpo idrico, ha aggiunto Belete, “aprirà nuove opportunità per il turismo, la creazione di posti di lavoro e lo sviluppo di nuovi centri urbani e economie di servizi”.

È recente l’annuncio, pubblicato anche su X dall’ufficio del Primo ministro circa il fatto che la Gerd è ormai completata e sarà inaugurata a settembre. “Ci stiamo preparando all’inaugurazione ufficiale. A chi pensa di ostacolare questo momento, ribadiamo il nostro impegno: la diga sarà inaugurata – si legge nel comunicato -. Ai nostri vicini a valle, Egitto e Sudan, inviamo un messaggio chiaro: la Gerd non è una minaccia, ma un’opportunità condivisa. È un simbolo di cooperazione regionale e beneficio reciproco”, si legge nel post di inizio luglio.

La Gerd è il più grande progetto idroelettrico del continente africano, costruito sul Nilo Azzurro nella regione di Benishangul-Gumuz, a circa 30 chilometri dal confine con il Sudan. Iniziata nel 2011, la diga ha suscitato forti tensioni geopolitiche tra l’Etiopia e i Paesi a valle, in particolare Egitto e Sudan, che temono impatti negativi sui propri approvvigionamenti idrici. I negoziati trilaterali sul riempimento e la gestione della diga sono stati più volte interrotti e restano al centro del dibattito regionale.

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