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Debito pubblico africano, la Banca mondiale lancia l’allarme

di: Andrea Spinelli Barrile | 8 Dicembre 2025

La Banca mondiale ha presentato questa settimana il Rapporto sul debito internazionale, secondo cui i pagamenti per il servizio del debito estero tra il 2022 e il 2024 hanno superato di 741 miliardi di dollari il volume dei nuovi finanziamenti ricevuti, un divario senza precedenti da almeno 50 anni.

L’Africa al centro della crisi del debito globale

In questo scenario, l’Africa gioca ancora un ruolo da protagonista in negativo: i 78 Paesi più poveri del mondo, la maggior parte dei quali si trova proprio in Africa subsahariana, stanno affrontando una crisi del debito senza precedenti, con un debito estero che ha raggiunto 1,2 trilioni di dollari nel 2024, e oltre metà della popolazione dei Paesi più indebitati non può più permettersi una dieta sana. In tal senso, la Banca mondiale mette in guardia dai rischi del debito che “continua ad accumularsi in forme nuove”.

Le conseguenze del debito

Il rapporto evidenzia le drammatiche conseguenze di questo onere sulla vita quotidiana delle persone. Nei 22 Paesi più indebitati (dove il debito estero supera il 200% dei proventi delle esportazioni), in media il 56% della popolazione non può permettersi una dieta sana e nutriente: “Nei Paesi più indebitati, in media una persona su due non riesce a procurarsi l’apporto alimentare giornaliero necessario per rimanere in buona salute a lungo termine”, sottolinea il documento.

Tassi di interesse ai massimi degli ultimi 24 anni

In totale, nel 2024 i Paesi in via di sviluppo hanno speso la cifra senza precedenti di 415 miliardi di dollari solo in interessi, a scapito di una spesa che avrebbe potuto essere destinata all’istruzione, all’assistenza sanitaria di base e alle infrastrutture essenziali: i tassi di interesse medi sui nuovi prestiti contratti nel 2024 da queste economie presso istituti di credito pubblici e privati sono ai livelli più alti rispettivamente degli ultimi 24 e 17 anni. Per i Paesi che sono riusciti a tornare sui mercati obbligazionari, i finanziamenti sono stati ottenuti a un costo proibitivo: i tassi di interesse hanno oscillato intorno al 10%, circa il doppio rispetto ai livelli registrati prima del 2020.

Una rete di salvataggio

Di fronte alla riduzione dell’accesso a finanziamenti a basso costo, la Banca mondiale sostiene di essersi affermata come la principale fonte di finanziamento per i Paesi più vulnerabili. Nel 2024, ha fornito ai paesi più poveri (i cosiddetti Ida) 18,3 miliardi di dollari in nuovi finanziamenti in più rispetto a quanto ricevuto in rimborsi di capitale e pagamenti di interessi: una cifra record. A questo importo si è aggiunta l’erogazione di sovvenzioni per un importo senza precedenti di 7,5 miliardi di dollari. “Le condizioni finanziarie globali stanno migliorando, ma i paesi in via di sviluppo non devono lasciarsi ingannare: non sono fuori pericolo” avverte Indermit Gill, economista capo e vicepresidente senior per l’economia dello sviluppo presso il gruppo della Banca mondiale.

Creditori bilaterali in ritirata

Il rapporto evidenzia un ritiro da parte dei creditori bilaterali pubblici (principalmente Stati) dopo il loro coinvolgimento in un’ondata di ristrutturazioni che hanno ridotto il debito estero a lungo termine di alcuni Paesi fino al 70%: nel 2024, questi creditori hanno ricevuto dai Paesi in via di sviluppo 8,8 miliardi di dollari in più in capitale e interessi rispetto a quanto versato in nuovi finanziamenti.

In totale, nel 2024 i Paesi hanno ristrutturato 90 miliardi di dollari di debito estero, una cifra record dal 2010, consentendo a molti paesi di eliminare il rischio di default.

Dal debito estero a quello interno

Con la diminuzione delle opzioni di finanziamento a basso costo, molti Paesi in via di sviluppo si sono rivolti ai creditori interni, ovvero banche commerciali e istituti finanziari locali. Degli 86 Paesi per i quali sono disponibili dati, più della metà ha visto il proprio debito pubblico interno aumentare più rapidamente del debito pubblico estero: “La crescente propensione di molti Paesi in via di sviluppo a utilizzare fonti di finanziamento interne riflette un importante successo dell’azione pubblica” sottolinea Haishan Fu, capo statistico della Banca mondiale: “Questo dimostra che i mercati finanziari locali si stanno evolvendo. Tuttavia, un ingente indebitamento interno potrebbe incoraggiare le banche nazionali a privilegiare i titoli di Stato, piuttosto che concedere prestiti al settore privato locale”.

Secondo Fu, “il debito pubblico contratto con i creditori nazionali è soggetto a scadenze più brevi, il che può aumentare il costo del rifinanziamento. I governi devono quindi fare attenzione a non abusarne”: secondo il rapporto della Banca mondiale, nel 2024 il debito estero complessivo dei paesi a basso e medio reddito ha raggiunto la cifra record di 8,9 trilioni di dollari.

© Riproduzione riservata

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