di: Enrico Casale | 28 Agosto 2025
Il mercato globale del cacao, motore dell’industria del cioccolato, vive una fase di grande instabilità. Un drastico calo della produzione in Africa occidentale, causato da maltempo, malattie e cambiamenti climatici, ha fatto impennare i prezzi, arrivati a superare i 10.000 dollari per tonnellata, quasi il triplo rispetto a un anno fa. Le aziende europee, che importano e lavorano la maggior parte del cacao mondiale, sono tra le più colpite, con inevitabili rincari per i consumatori.
Il raccolto 2023-2024 ha subito un doppio colpo: piogge irregolari e persistenti hanno danneggiato le coltivazioni, mentre il virus del germoglio gonfio ha devastato vaste aree. La Costa d’Avorio e il Ghana, che insieme producono circa la metà del cacao mondiale, hanno visto la loro produzione crollare. La Costa d’Avorio dovrebbe fermarsi a 1,6 milioni di tonnellate, ben al di sotto dei 2 milioni registrati cinque anni fa; il Ghana è sceso a 500.000 tonnellate, lontanissimo dal suo picco di oltre un milione. La Nigeria si attesta sulle 284.000 tonnellate, mentre il Camerun rappresenta l’unica eccezione, con una lieve crescita fino a 306.800 tonnellate.
In totale, l’Africa occidentale produce circa il 65% del cacao mondiale, con Costa d’Avorio (38%), Ghana (12%), Nigeria (7%) e Camerun (7%) a guidare la classifica. Oltre il 70% della produzione globale si concentra nel continente africano: quando i raccolti qui falliscono, il mondo intero ne risente. Il Sudamerica resta una fonte secondaria, con l’Ecuador al 10% e il Brasile al 4%.
Le difficoltà produttive hanno innescato una catena di conseguenze. I grandi marchi come Mars Wrigley, Ferrero e Mondelez hanno dovuto fronteggiare aumenti record dei costi, arrivando in alcuni casi a modificare le ricette, riducendo la percentuale di cacao o cercando ingredienti alternativi. Intanto, i Paesi africani cercano soluzioni interne. Il Ghana punta a sviluppare 200.000 ettari aggiuntivi di piantagioni entro il 2025, mentre in Nigeria si parla di un boom dei cosiddetti cocoa boys, nuovi coltivatori sostenuti da investimenti privati. Il Camerun mira addirittura a raddoppiare la produzione entro il 2030.
Le prospettive restano, in ogni caso, contraddittorie. A fine febbraio l’Organizzazione internazionale del cacao (Icco) ha previsto un probabile surplus per il raccolto 2024/2025, dopo tre anni di deficit. Ma gli esperti invitano alla cautela: siccità, malattie e l’abbandono delle coltivazioni continuano a pesare.
C’è poi la sfida delle nuove regole europee. Dal dicembre 2024 il Regolamento Ue sulla deforestazione (Eudr) vieta l’importazione di cacao proveniente da aree che sono state disboscate dopo il 2020. Una misura che potrebbe spingere l’industria europea a diversificare gli approvvigionamenti, guardando a Paesi emergenti come Ecuador e Perù.
Il cuore del cacao mondiale resta però in Africa occidentale. Se qui i raccolti vacillano, anche il futuro del cioccolato sulle nostre tavole diventa incerto.
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