di: Valentina Milani | 11 Agosto 2025
Il continente africano si conferma come uno dei principali poli globali per il consumo e la produzione di leguminose e, secondo le previsioni, il suo peso specifico nel mercato mondiale è destinato ad aumentare nel prossimo decennio. Lo indica il rapporto congiunto Prospettive Agricole 2025-2034 pubblicato di recente dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao).
Secondo lo studio, il consumo annuale di leguminose nel continente supererà i 12 chilogrammi per abitante entro il 2034, rispetto agli attuali 11 chilogrammi, un livello ben superiore alla media globale, attualmente pari a 8,6 chilogrammi. L’aumento sarà trainato dall’incremento demografico, dalla crescente domanda alimentare e dai bisogni nutrizionali, soprattutto in Africa centrale, orientale e occidentale.
Le leguminose – tra cui ceci, niébé (fagiolo dell’occhio), fagioli secchi, lenticchie e pois bambara – rappresentano già oggi una fonte essenziale di proteine vegetali a basso costo, particolarmente apprezzata tra le fasce di popolazione a basso reddito. Vengono consumate in molteplici forme: intere, decorticate o ridotte in farina.
Oltre alla domanda interna, l’Africa continuerà a rafforzare il proprio ruolo sul piano dell’offerta mondiale. Entro il 2034, la produzione africana dovrebbe crescere di circa 900.000 tonnellate l’anno grazie all’aumento delle superfici coltivate e a un miglioramento dei rendimenti agricoli, consolidando la posizione del continente come secondo produttore mondiale con una quota del 25%, dietro all’Asia (42%).
Secondo la Fao, la produzione africana di leguminose è già triplicata negli ultimi vent’anni, passando da 8,7 milioni di tonnellate nel 2000 a 23,7 milioni di tonnellate nel 2023. Questo progresso è dovuto soprattutto all’evoluzione delle pratiche agricole presso le piccole aziende familiari, notano alcuni osservatori. Le leguminose offrono inoltre numerosi vantaggi agronomici: non necessitano di fertilizzanti, migliorano la fertilità del suolo grazie alla fissazione biologica dell’azoto e alla maggiore presenza di materia organica, e possono aumentare i rendimenti delle colture cerealicole se coltivate in alternanza o consociazione.
Le principali aree produttrici sono l’Africa occidentale e quella orientale. I principali Paesi produttori, secondo i dati Fao del 2023, sono il Nigeria (4,3 milioni di tonnellate), Etiopia (3,2 milioni), Niger (2,78 milioni), Tanzania (2 milioni) e Kenya (1,3 milioni).
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