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Confindustria e Sace, margini per aumentare export

di: Tommaso Meo | 12 Dicembre 2025

L’Italia ha margini significativi per ampliare il proprio export in Africa, Medio Oriente e Turchia, grazie a settori strategici come i macchinari e i beni di consumo di alta gamma, in cui il Made in Italy può competere sui mercati globali. Lo ha evidenziato Tullio Buccellato, del Centro Studi Confindustria, presentando la piattaforma Expand nel corso dell’assemblea annuale di Confindustria Assafrica e Mediterraneo che si è tenuta oggi a Roma. Expand è uno strumento che analizza il potenziale di esportazione per paese e categoria di prodotto, confrontando l’Italia con economie simili per struttura di costi.

Secondo i dati, l’Italia potrebbe quasi raddoppiare l’export verso questi mercati, aggredendo una quota di domanda finora inesplorata. La strategia italiana, ha detto l’economista, dovrebbe però puntare sulla co-creazione, ovvero sulla produzione congiunta e lo sviluppo locale attraverso know-how e standard qualitativi, in contrapposizione ai modelli basati solo sul prezzo, come quello cinese, dominante nei beni di largo consumo.

Buccellato ha quindi sottolineato come strumenti come Expand possano aiutare le aziende italiane a individuare mercati e settori ad alto potenziale, favorendo investimenti mirati e strategie di co-creazione che valorizzano competenze italiane e sviluppo locale.

Ottimismo è stato espresso anche da Alessandro Terzulli, chief economist di Sace. In Africa subsahariana, la crescita economica è prevista al 4,2% nel 2026 e al 4,4% nel triennio successivo, con un impulso rilevante dall’Africa orientale (+46,2%) e buone prospettive anche per l’Africa occidentale (+4,6%). Nell’area Mena (Medio Oriente e Nordafrica), dopo il rallentamento del 2025 dovuto al calo dei prezzi del petrolio, la crescita tornerà più sostenuta, passando dal 2,3% al 3,7% nel 2026.

L’interscambio commerciale tra Italia e Africa subsahariana ha registrato 15,7 miliardi di euro nel 2024 (-2,1%), con un export in calo a 6,6 miliardi (-6,6%). Nonostante la contrazione del Made in Italy, le prospettive sono in miglioramento in mercati chiave come Sudafrica e Nigeria, grazie anche a importanti riforme valutarie.

Per il Nordafrica, Medio Oriente e Turchia, l’interscambio con l’Italia resta stabile intorno a 110 miliardi di euro, sostenuto da Turchia, Emirati Arabi e Arabia Saudita, mentre persistono criticità in Algeria legate al calo delle riserve e dei ricavi da idrocarburi.

Secondo Terzulli, la complementarietà tra domanda italiana e africana resta il principale volano delle relazioni commerciali, confermando che le imprese italiane possono continuare a cogliere opportunità di lungo periodo anche in un contesto economico complesso come quello attuale.

© Riproduzione riservata

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