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Come si dice strategia in russo?

di: Massimo Zaurrini | 14 Marzo 2024

La notizia è passata sotto silenzio. Sarà perché gli accordi che l’hanno anticipata non erano stati resi noti chiaramente, sarà perché forse era stata sottovalutata. Ma dopo qualche mese, in molti si stanno cominciando ad accorgere degli Open Education Centers aperti dalla Russia in vari Paesi africani e del successo che stanno riscuotendo.

Come ha evidenziato Martin K.N Siele – corrispondente da Nairobi della testata Semafor Africa – nell’articolo Le lezioni gratuite di russo di Putin stanno decollando in Africa, nel 2023 centinaia di giovani africani hanno partecipato a programmi di lingua e cultura russa, parte della strategia del Cremlino di utilizzare l’istruzione per approfondire i suoi legami con i cittadini e i governi del continente. I corsi vengono offerti online e in presenza presso centri culturali, chiamati appunto Open Education Centers, che ad oggi si trovano in più della metà dei Paesi africani, soprattutto in collaborazione con le università locali.

In Kenya, la più grande economia della regione orientale, le lezioni sono state inaugurate nel marzo dello scorso anno. L’ambasciatore russo in Kenya, Dmitry Maksimychev, ha detto a Semafor che le lezioni gratuite hanno coinvolto lo scorso anno oltre novecento studenti. E centinaia di studenti si sono iscritti anche in Ghana, Costa d’Avorio e Nigeria, mentre, sempre nel 2023, c’è stato il lancio dei corsi in Egitto, Zimbabwe, Uganda, Etiopia, Tanzania, Tunisia e Repubblica Democratica del Congo. A settembre è stato firmato un memorandum d’intesa per istituire un centro in Sudafrica. Sarebbe sciocco non comprendere che questa mossa non è solo un’offerta educativa ma un tassello in una partita complessa per il nuovo ordine globale.

Una mossa non particolarmente innovativa, considerando che sembra seguire pedissequamente le orme della Cina, eppure molto interessante perché fa capire quanto Mosca abbia compreso l’importanza dell’istruzione per costruire alleanze in Africa. Uno strumento ancora più potente in un continente in cui la popolazione ha un’età media di 19 anni (in Italia 47) e in cui nei prossimi anni si vivrà quello che i demografi hanno definito youthquake, un terremoto che nel 2050 vedrà il 35% dei giovani tra i 15 e i 24 del pianeta provenire dall’Africa.

A rendere ancora più evidente il dinamismo russo, è il netto contrasto con l’approccio dei Paesi occidentali, in molti dei quali per gli africani è ancora difficile affrontare un percorso di studio. Senza contare che, a differenza dei corsi russi gratuiti, l’apprendimento di lingue europee popolari come il francese o il tedesco richiede un investimento economico significativo. A Nairobi, i corsi di francese presso l’Alliance française partono da circa 31.500 scellini keniani (200 dollari), mentre un corso di tedesco al Goethe Institut parte da 22.000 scellini.

La Russia, e prima di lei la Cina, ritiene che lezioni e borse di studio siano un piccolo prezzo da pagare per conquistare cuori e menti. È chiaramente una strategia a lungo termine, che mira a creare legami culturali e linguistici profondi. Questo non solo potrebbe aumentare l’influenza russa in Africa, ma anche aprire nuove strade per la cooperazione economica e politica. E in un simile contesto, è fondamentale osservare come questa strategia non potrà che crescere nei prossimi anni. Se riuscirà, potrebbe significare un cambiamento significativo nelle dinamiche di potere in Africa e, di conseguenza, nel panorama geopolitico globale.

La domanda rimane: i Paesi occidentali risponderanno a questa sfida o lasceranno che la Russia e altri attori consolidino ulteriormente la loro influenza in un continente in rapida crescita e di importanza strategica?

 

Questo editoriale è stato pubblicato sul numero di febbraio 2024 della rivista, disponibile qui in formato digitale e qui in quello cartaceo.

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