di: Giulia Filpi | 15 Maggio 2025
Per dare visibilità all’artigianato africano in Europa, Yacine Diagne ha creato Marram Arte, un progetto imprenditoriale nato dalla passione per l’artigianato, che l’imprenditrice coltiva fin dall’infanzia, trascorsa a Dakar. “Volevo sfatare l’idea diffusa che l’artigianalità e, in generale, i prodotti provenienti dell’Africa, siano un po’ scadenti o realizzati in maniera approssimativa. Già conoscevo artigiani che lavorano molto bene, senza avere nessuna visibilità e con poche prospettive di poter sviluppare il loro lavoro. Perciò mi è venuto in mente di lavorare assieme ad alcune cooperative e a singoli creatori, per portare in giro per il mondo il loro saper fare” racconta Diagne, che InfoAfrica ha incontrato a Roma a margine della fiera Codeway Expo.
La passione per l’artigianato di Diagne è un’eredità di famiglia che le è stata trasmessa dalla madre, che lavorava presso i più importanti centri culturali, del Senegal e non solo. Dopo il diploma, Yacine si sposta a Bologna grazie a una borsa di studio, per iscriversi alla facoltà di Lingue e letterature straniere.
Dopo trent’anni, racconta, ha deciso di riportare in Senegal una parte del patrimonio di conoscenze e competenze acquisite in Europa. Lo fa iniziando a portare l’artigianato del suo Paese di origine in fiere ed eventi, con delle esposizioni temporanee: articoli per la casa, bigiotteria, abbigliamento, accessori e piccoli oggetti d’arte. “Il negozio – osserva – è una forma un po’ limitativa. Ho portato i miei pop-up in Francia e in Italia, e in particolare nella libreria Lovat a Venezia e a Treviso. Man mano che facevamo queste esposizioni, in queste due città ci hanno dato delle vetrine permanenti. Gli altri spazi sono allestiti per una settimana o due, ed è un modo per capire come il prodotto è accolto, magari, a Parigi, piuttosto che a Francoforte o in Veneto. Un prodotto che non va molto bene in un luogo, può avere un buon riscontro altrove”.
Grazie al progetto, assicura Diagne, molti artigiani possono vivere del loro lavoro rimanendo a casa con la propria famiglia. Ma l’idea è soprattutto favorire una contaminazione tra culture: “amiamo l’idea di métissage – spiega ancora l’imprenditrice – collaboriamo con cooperative e botteghe non solo senegalesi, ma anche in Camerun, Costa d’Avorio e Mali. E poi c’è l’Italia, che nel mio lavoro è sempre presente, ad esempio, nelle mie collezioni di gioielli realizzate con la tecnica tradizionale del vetro di Murano, ma ispirandosi a fantasie e colori del patrimonio africano”.
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