di: Enrico Casale | 15 Luglio 2025
In Ciad, la Società nazionale di elettricità (Sne), creata nel 2011, sta per essere sostituita da TchadElec, segnando un passaggio cruciale per un Paese che, da anni, è afflitto da frequenti e prolungate interruzioni di corrente. Questa mossa arriva dopo che il presidente ciadiano, Mahamat Deby Itno, ha accusato la Sne di grave malagestione, nonostante “gli enormi investimenti” statali nel settore. “Si sono arricchiti a spese dello Stato”, ha dichiarato Deby, sottolineando che il problema non è la mancanza di risorse o di volontà politica, ma una questione di gestione. Ha detto: “Il Ciad deve essere un Paese di luce”.
Meno di un anno fa, un rapporto del ministero dell’Energia aveva già evidenziato gravi irregolarità all’interno della Sne, tra cui assunzioni senza criteri, impiegati privi di qualifiche, casi di duplicazione di ruoli e problemi nella classificazione salariale. Queste criticità hanno contribuito al collasso del sistema elettrico nazionale, che attualmente fornisce accesso all’energia a malapena l’11% della popolazione.
La situazione è particolarmente frustrante per i cittadini come Khonon, un insegnante di karate di Walia (distretto di N’Djamena, Ciad), che ha dovuto investire in un impianto solare per avere un minimo di fornitura elettrica. “L’elettricità è già un lusso per noi,” spiega Khonon all’emittente francese Rfi, evidenziando come persino l’installazione di infrastrutture da parte della Sne non ha mai garantito la fornitura costante di corrente, come nel caso di Jacques, suo nipote, che vive a pochi metri di distanza. Jacques racconta come i residenti abbiano contribuito economicamente e con lavoro per l’installazione di pali e cavi, ma dopo quattro mesi non abbiano ancora ricevuto l’allacciamento. Questo spinge studenti come Jacques a ricorrere a soluzioni estreme, come risparmiare ogni franco per poter studiare dopo il tramonto.
Nonostante le preoccupazioni di alcuni che temono un semplice “cambio di nome” senza un reale miglioramento, le autorità ciadiane hanno lanciato a luglio 2024 un ambizioso programma da 460 milioni di dollari, finanziato dalla Banca Mondiale, per accelerare l’elettrificazione del Paese. L’obiettivo è portare la copertura di accesso all’energia al 53% entro il 2030.
La ministra dell’Energia, Louise Ndougonna Mbakasse Riradjim, in carica da gennaio, ha parlato di diverse cause dei blackout: dalla crescita demografica e l’espansione urbana incontrollata, alla scarsità di generatori funzionanti e alla cattiva gestione del carburante. Tuttavia, si è detta fiduciosa in miglioramenti nelle prossime settimane. Ha menzionato due importanti progetti a Gassi e Djermaya, che dovrebbero produrre 62 megawatt combinati, soddisfacendo un terzo del fabbisogno elettrico di N’Djamena. Questi progetti, inizialmente previsti per marzo, dovrebbero essere operativi ad aprile, in concomitanza con l’ondata di caldo.
Inoltre, la ministra ha annunciato la finalizzazione di diverse partnership con aziende private per aumentare ulteriormente la produzione di elettricità, in particolare attraverso la costruzione di campi solari. Queste iniziative mirano a trasformare il panorama energetico del Ciad, portando finalmente luce e stabilità a una popolazione che attende da troppo tempo.
© Riproduzione riservata