di: Michele Vollaro | 20 Ottobre 2025
L’Italia è fortemente impegnata a realizzare un partenariato paritario con l’Africa, utilizzando la formazione e l’istruzione come strumento per rafforzare il ceto medio africano e contrastare strategie “neocoloniali” che favoriscono la fuga dei cervelli. Lo ha dichiarato il vice-ministro degli Affari Esteri italiano, Edmondo Cirielli, intervenendo a un panel sui progetti di crescita inclusiva per l’Africa svoltosi stamattina durante la seconda giornata dei “Dialoghi Mediterranei” (Med Dialogues).
Ricordando come l’Africa presto ospiterà quasi il 50% della popolazione giovanile mondiale, Cirielli ha sottolineato che il continente è un fattore centrale di connettività e una “opportunità economica per l’Italia”, affermando che il modo migliore per lo sviluppo è creare un interesse reciproco che coinvolga anche i privati, in un modalità win-win per tutte le parti coinvolte.
Il vice-ministro ha precisato come la strategia del Piano Mattei ribalti di fatto il paradigma della formazione: l’Italia non vuole formare i giovani africani migliori per poi attrarli in Europa, ma vuole che la migrazione sia una “scelta libera” e non una necessità dettata da strategie di depauperamento da parte delle potenze occidentali. L’Italia sta implementando un nuovo modello di cooperazione: con un primo finanziamento di 6 milioni di euro, la Scuola nazionale di Pubblica Amministrazione sarà potenziata per formare la futura classe dirigente africana, con la realizzazione di un polo dedicato a Caserta. Inoltre, sono in corso progetti specifici in Nord Africa (tra cui Tanit in Tunisia) focalizzati su competenze professionali come lo sviluppo agricolo e la sicurezza alimentare, settori cruciali data il potenziale arabile del continente. Anche il nuovo modello di concessione delle borse di studio, ha ricordato Cirielli, viene realizzato in collaborazione con i Paesi partner, affinché siano loro a individuare i futuri stakeholders.
Le dichiarazioni di Cirielli hanno trovato riscontro nelle analisi del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp), secondo cui i Paesi in Nord Africa e Medio Oriente affrontano “vincoli fiscali molto stretti” e un calo della produttività. Abdullah Al-Dardari, direttore dell’Ufficio regionale per gli Stati arabi dell’UNDP, ha avvertito che in questi Paesi, a fronte di una spesa elevata in difesa, l’investimento in ricerca e sviluppo è solo dello 0,7% del prodotto interno lordo (contro una media Ocse del 2,3%). Ha inoltre osservato che il 70% dei giovani tunisini e oltre il 50% dei giovani algerini e marocchini desidera emigrare a causa della mancanza di opportunità e qualità dell’istruzione.
Anche la presidente dell’Unione delle Università del Mediterraneo (Unimed), Kherieh Rassas, intervenendo nello stesso panel ha confermato la necessità di aumentare l’accesso all’istruzione superiore e di dotare i laureati di competenze competitive. I relatori hanno comunque espresso ottimismo, vedendo nel Piano Mattei la prima iniziativa seria per portare il dialogo transmediterraneo a un livello pratico e programmatico.
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Africa e Affari, marzo 2024 - L'era del Piano Mattei (copia cartacea)

