di: Andrea Spinelli Barrile | 21 Luglio 2025
Entro la fine del 2025, l’Africa diventerà il principale beneficiario della Nuova Via della Seta, la vasta iniziativa infrastrutturale lanciata dalla Cina oltre dieci anni fa. Lo rivela un rapporto pubblicato ieri dalla Griffith University, ateneo australiano, secondo cui Pechino e le sue aziende avrebbero investito finora 39 miliardi di dollari nel continente africano, solo quest’anno.
Di questi, ben 21 miliardi sono stati destinati alla Nigeria, oggi primo partner africano della Cina, seguita dalla Tanzania con 3,6 miliardi. Un aumento complessivo di quasi il 400% rispetto agli anni precedenti che, tuttavia, riflette anche un deciso riposizionamento strategico da parte di Pechino.
Se alcuni Paesi vedono rafforzare la cooperazione, altri stanno progressivamente uscendo dal radar cinese. Secondo il report, Camerun, Madagascar, Zimbabwe e persino il Sudafrica non hanno ricevuto nel 2025 alcun nuovo investimento cinese in infrastrutture. Una svolta che sembra legata alla volontà della Cina di ridurre i rischi finanziari, concentrandosi su Stati che garantiscono un accesso diretto a risorse chiave come gas naturale, petrolio e terre rare.
In questo scenario, la Nigeria emerge come esempio emblematico. Pechino ha destinato al progetto di parco industriale del gas di Ogidigben, a sud di Lagos, il più ingente finanziamento mai concesso nel continente. Stessa logica per la Tanzania, dove i fondi cinesi sono orientati a migliorare le infrastrutture necessarie al trasporto di minerali strategici, in particolare le terre rare.
Quando concede prestiti o investimenti, la Cina privilegia dunque Paesi in grado di offrire risorse naturali come garanzia, segnando una nuova fase della Belt and Road Initiative nel continente africano: più selettiva, mirata e orientata al ritorno economico e strategico.
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