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Africa: in Zambia e Rd Congo l’offensiva diplomatica israeliana

di: Enrico Casale | 14 Novembre 2025

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha completato questa settimana la sua prima visita in Africa meridionale e centrale, incontrando lunedì il presidente dello Zambia, Hakainde Hichilema, a Lusaka, e martedì il presidente della Repubblica Democratica del Congo, Felix Tshisekedi, a Kinshasa. L’obiettivo di Herzog è rafforzare le relazioni bilaterali, espandere la cooperazione economica e consolidare la posizione internazionale di Israele nel continente africano.

A Kinshasa, Tshisekedi ha sottolineato che la Rd Congo offre “molte opportunità” per le aziende israeliane nei settori minerario, infrastrutturale, energetico, agricolo e dell’istruzione. In una conferenza stampa, il presidente congolese ha dichiarato: “Abbiamo discusso di tutto questo e posso dirvi con soddisfazione che le cose stanno andando molto, molto, molto bene”. La visita di Herzog mira anche a rafforzare legami diplomatici, politici, di sicurezza e digitali, mentre il presidente israeliano ha evidenziato che l’amicizia tra i parlamenti dei due Paesi rappresenta un “grande successo” e un esempio di collaborazione vantaggiosa per entrambe le nazioni.

Herzog è stato il primo presidente israeliano a visitare ufficialmente lo Zambia, incontrando Hichilema per consolidare le relazioni economiche e politiche. La visita segue quella del presidente zambiano a Tel Aviv nel giugno 2023 e rientra in una strategia più ampia di Tel Aviv volta a rafforzare la cooperazione con Paesi dell’Africa orientale e occidentale, come Etiopia, Kenya, Ruanda, Senegal, Camerun e Nigeria, e ad aprirsi a nuovi partner nell’Africa meridionale. La riapertura dell’ambasciata israeliana a Lusaka nell’agosto 2025, dopo 52 anni di chiusura, ha segnato una svolta nei rapporti bilaterali.

Lo Zambia considera Israele un partner strategico, soprattutto nei settori dell’agricoltura, sanità, istruzione, tecnologia, commercio e investimenti, e la visita di Herzog è stata vista come un’opportunità per sostenere gli obiettivi di trasformazione economica del Paese. Nonostante l’indebitamento e le trattative con i creditori internazionali, Lusaka punta su Israele come alleato potenziale, pur mantenendo un approccio neutrale sul conflitto israelo-palestinese.

In entrambi i Paesi, i colloqui hanno evidenziato l’interesse reciproco per una cooperazione più intensa, con Israele pronto a offrire know-how tecnologico e investimenti e i governi africani desiderosi di sviluppare infrastrutture, agricoltura e settori chiave per la crescita economica sostenibile. La serie di incontri rappresenta un passo significativo per consolidare legami diplomatici e commerciali e aprire nuove opportunità di sviluppo in Africa centrale e meridionale.

Israele sta progressivamente rafforzando la propria presenza in Africa, perseguendo una strategia diplomatica, economica e militare articolata. Il 22 luglio 2021, nonostante l’opposizione di Paesi come Sudafrica e Algeria, l’Unione Africana ha riconosciuto Israele come membro osservatore, scatenando un acceso dibattito sul bilanciamento tra solidarietà alla causa palestinese e opportunità economiche e tecnologiche offerte dal Paese. Riconoscimento poi ritirato nel 2023 quando l’Ua ha annunciato che lo status era stato sospeso “fino a quando un comitato di capi di Stato potrà deliberare”. Questa decisione ha poi portato all’espulsione dell’ambasciatore israeliano da un evento dell’Ua nell’aprile 2025 motivata proprio dal fatto che Israele “non aveva più lo status di osservatore”.

Le relazioni tra Israele e l’Africa hanno radici storiche complesse. Negli anni Cinquanta e Sessanta, Tel Aviv collaborava con diversi Stati africani fornendo supporto agricolo, tecnico e militare, formando eserciti e rafforzando la sicurezza locale per contenere l’influenza araba. Tuttavia, la Guerra dei Sei Giorni del 1967 e l’occupazione dei territori palestinesi portarono a un deterioramento dei rapporti, con molti Stati africani che condannarono Israele come neocolonialista. Nonostante l’isolamento diplomatico formale dopo la Guerra dello Yom Kippur del 1973, alcune collaborazioni militari continuarono segretamente, evidenziando la persistenza di interessi strategici comuni.

Negli ultimi anni, Israele ha intensificato la cooperazione tecnologica, agricola e di sicurezza, promuovendo formazione e sostegno tramite l’agenzia Mashav e organizzazioni come IsraAid, con l’obiettivo di guadagnare consenso tra gli Stati africani. Gli Accordi di Abramo del 2020 hanno ulteriormente facilitato la normalizzazione con Paesi come Marocco e Sudan, mentre la competizione geopolitica con l’Iran ha spinto Tel Aviv a consolidare la propria influenza sul Mar Rosso e in Africa orientale.

Nonostante gli sforzi, le posizioni degli Stati africani restano divise. Paesi come Algeria e Sudafrica criticano duramente Israele e sostengono la causa palestinese, mentre Kenya, Zambia, Ghana e Repubblica Democratica del Congo adottano approcci filoisraeliani, condannando Hamas e sostenendo la sicurezza di Israele. Il futuro della presenza israeliana nel continente, secondo gli analisti, dipenderà dalla capacità di bilanciare ambizioni strategiche e rapporti diplomatici, mantenendo il sostegno dei partner africani senza compromettere la fragile rete di alleanze costruita negli ultimi anni.

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