di: Enrico Casale | 28 Ottobre 2025
I governi dell’Africa subsahariana stanno sempre più facendo affidamento sulle banche locali per finanziare i propri bilanci, pagando tassi di interesse più alti rispetto ai prestiti esteri e mettendo sotto pressione i creditori nazionali. È l’allarme lanciato dal Fmi nel suo ultimo Regional Economic Outlook, pubblicato durante le riunioni annuali del Fmi e della Banca Mondiale a Washington. “Il costo interno del capitale rimane elevato in tutta la regione”, si legge nel documento che sottolinea che molti mercati finanziari locali sono “sottosviluppati, frammentati e illiquidi”, con elevati costi di transazione e spread sui prestiti che rendono più costoso ottenere finanziamenti all’interno del Paese rispetto all’estero.
In diversi Stati africani i nuovi prestiti nazionali risultano “significativamente più costosi dei prestiti esteri”. L’aumento della dipendenza dai finanziamenti locali fa crescere i costi per i governi e riduce gli investimenti del settore privato, penalizzando la crescita economica.
Il rapporto evidenzia anche un’altra criticità: le banche nazionali detengono ingenti quantità di titoli di Stato, una quota in rapida crescita rispetto al resto del mondo. Questo crea il rischio di un circolo vizioso, in cui le difficoltà fiscali dello Stato compromettono la stabilità del sistema bancario, restringono ulteriormente il credito e aumentano le pressioni sui bilanci pubblici.
Secondo Abebe Aemro Selassie, direttore del dipartimento africano del Fmi, il passaggio ai finanziamenti locali dimostra progressi nella capacità dei paesi di prendere in prestito nella propria valuta, ma comporta anche rischi rilevanti. “Circa la metà del debito pubblico totale è dovuto alle banche nazionali”, ha spiegato Selassie alla Reuters e ha aggiunto: “Negli ultimi anni l’accesso ai finanziamenti esteri è stato difficile, ma un indebitamento interno eccessivo può creare problemi al settore bancario se i governi non riescono a onorare il proprio debito”.
Dopo anni di esclusione dai mercati dei capitali globali, dovuti ai costi elevati e all’incertezza economica, alcuni Paesi africani hanno iniziato cautamente a tornare sui mercati obbligazionari internazionali a partire dal 2024. Tuttavia, molti restano prudenti per evitare di ricadere nella trappola del debito, un rischio che il Fmi sottolinea come concreto se l’equilibrio tra indebitamento interno ed estero non verrà gestito con attenzione.
L’allarme del Fmi arriva in un momento delicato per l’economia africana. La crescente pressione sui mercati interni, unita all’alta dipendenza dalle banche nazionali, rischia di rallentare gli investimenti privati e di aumentare la vulnerabilità finanziaria dei Paesi della regione. Gli esperti consigliano quindi di sviluppare mercati finanziari più liquidi e trasparenti e di bilanciare il ricorso al debito interno con l’accesso ai capitali esteri, per garantire stabilità e crescita sostenibile.
In sintesi, il Fmi mette in guardia: l’indebitamento interno può sembrare una soluzione immediata, ma se gestito male può diventare un ostacolo per la stabilità finanziaria e lo sviluppo economico dell’Africa subsahariana.
© Riproduzione riservata




