di: Celine Camoin | 6 Giugno 2025
Ogni anno l’Africa perde centinaia di miliardi di dollari a causa di pratiche finanziarie opache di cui ha scarsa responsabilità. A rivelarlo è la nuova edizione del Global Financial Secrecy Index, un rapporto dell’Organizzazione non governativa (Ong) britannica Tax Justice Network, i cui contenuti sono stati riportati dall’agenzia Ecofin.
A differenza delle classifiche che mostrano il grado di corruzione o malgoverno di un Paese, questo indice valuta, da un lato, la facilità di condurre transazioni finanziarie occulte (come nascondere redditi o evadere le tasse) e, dall’altro, la misura in cui il Paese offre servizi finanziari ed è coinvolto in questo tipo di pratiche. Evidenziando le aree grigie del sistema finanziario globale, l’indice mira a incoraggiare riforme e a proteggere i Paesi vulnerabili, in particolare in Africa, da massicci deflussi di risorse.
Il Botswana viene elogiato per i suoi sforzi: si classifica al primo posto in Africa e all’undicesimo a livello mondiale. Ciò significa che limita significativamente le possibilità di abusi finanziari, pur avendo un settore finanziario attivo che non favorisce transazioni sospette.
In questo contesto, il Ghana si colloca al primo posto in Africa in termini di leggi e strutture che limitano la segretezza finanziaria complessiva. Tuttavia, il volume di servizi finanziari (1,34 miliardi di dollari) offerti a livello internazionale nel periodo analizzato lo colloca solo al decimo posto tra i Paesi africani che contribuiscono meno alla segretezza finanziaria globale. Al contrario, l’Algeria si posiziona al secondo posto tra i Paesi africani. I suoi servizi finanziari sono più modesti di quelli del Ghana (336,5 milioni di dollari), ma non dispone di meccanismi efficaci per garantire la trasparenza, collocandosi quindi al 33° posto a livello mondiale.
In generale, i Paesi africani svolgono un ruolo limitato nella segretezza finanziaria globale. Il grosso del problema deriva dalle principali potenze economiche. Stati Uniti, Regno Unito, Lussemburgo, Singapore e Germania sono i principali Paesi che facilitano flussi finanziari opachi. Seguono Svizzera, Hong Kong, Francia e Irlanda del Nord.
Durante le riunioni annuali della Banca Africana di Sviluppo (AfDB), Kevin Chika Urama, capo economista dell’istituzione, ha evidenziato l’entità delle perdite subite dall’Africa a causa di queste pratiche: fino a 513 miliardi di dollari all’anno, persi in canali finanziari opachi. L’Unione Europea ha aumentato la trasparenza all’interno dei propri confini, ma si dimostra meno restrittiva quando si tratta di impedire che capitali illeciti provenienti da altre regioni del mondo finiscano nelle sue banche.
L’indice è fortemente critico nei confronti degli Stati Uniti, in particolare sotto l’amministrazione Trump, accusata di bloccare le riforme volte a stabilire una più equa cooperazione fiscale globale. “La democrazia americana è stata conquistata da miliardari, evasori fiscali e riciclatori di denaro. Il governo ha persino deliberatamente indebolito l’Internal Revenue Service (Irs), che non può più far rispettare la legge contro le grandi società”, afferma Alex Cobham, direttore del Tax Justice Network.
© Riproduzione riservata