di: Andrea Spinelli Barrile | 26 Maggio 2025
Le tariffe più elevate che gli Stati Uniti stanno imponendo con la nuova politica sui dazi stanno avendo ripercussioni a livello globale, ha detto il presidente del Gruppo della Banca africana di sviluppo (AfDB), Akinwumi Adesina, che ha sottolineato come queste misure potrebbero innescare notevoli perturbazioni economiche in tutta l’Africa, colpendo numerose nazioni e accelerando un cambiamento strategico nelle partnership globali.
In un’intervista esclusiva con Christiane Amanpour della Cnn, Adesina ha detto che 47 dei 54 Paesi africani saranno direttamente colpiti dalle nuove politiche commerciali degli Stati uniti, con potenziali cali nei ricavi dalle esportazioni e nelle riserve di valuta estera: “Quando queste valute si indeboliscono, accadranno due cose: in primo luogo, scopriremo che la maggior parte di questi Paesi dipende dalle importazioni, quindi scopriremo che l’inflazione elevata sarà diventata un problema. In secondo luogo, scopriremo che il costo effettivo del servizio di gran parte del loro debito, che è debito in valuta estera, peggiorerà.”
Quasi tutti i Paesi africani sono stati colpiti dall’aumento dei dazi doganali annunciato dall’amministrazione Trump, con almeno 22 nazioni che rischiano di dover pagare tariffe fino al 50% su quasi tutti i loro prodotti: tra i più colpiti ci sono Lesotho, Madagascar, Mauritius, Botswana, Angola, Algeria e Sudafrica. L’impatto di questa revisione dei dazi è ulteriormente aggravato dai tagli significativi ai programmi Usaid, tagli che hanno già iniziato a incidere sull’accesso alle forniture mediche essenziali e ai servizi umanitari in molti Paesi, sollevando serie preoccupazioni circa la futura traiettoria delle relazioni tra Stati uniti e Africa.
Nonostante le sfide, che sono enormi e si sommano a quelle che già l’Africa stava affrontando, Adesina ha sottolineato che l’Africa non può permettersi uno scontro commerciale con gli Stati uniti e ha sottolineato che il continente rappresenta solo l’1,2% (circa 34 miliardi di dollari) del commercio globale degli Stati uniti, con un surplus commerciale di appena 7,2 miliardi di dollari: il presidente di AfDB ha invece proposto una strategia pragmatica in tre punti per il continente. Coinvolgere gli Stati Uniti attraverso negoziati commerciali flessibili e costruttivi, diversificare i mercati di esportazione per ridurre la dipendenza da un singolo partner e accelerare l’attuazione dell’Area di libero scambio continentale africana per sbloccare un potenziale mercato da 3,4 trilioni di dollari.
Adesina, in tal senso, ha sottolineato la necessità di espandere il mercato interno africano e di incrementare il risparmio interno per sviluppare i consumi come quota maggiore del Pil, sfruttando la massiccia crescita demografica dell’intero continente africano. Ancora più importante, ha sottolineato il capo uscente di AfDB alla Cnn, il continente deve sfruttare il crescente interesse esterno per le sue risorse naturali, come il cobalto e il litio, per negoziare un accordo commerciale e di investimento più vantaggioso. In tal senso, affrontando le speculazioni secondo cui l’Africa potrebbe spostarsi più decisamente verso la Cina in risposta ai dazi statunitensi più elevati, Adesina ha respinto qualsiasi ipotesi di allineamento binario: “Gli Stati uniti sono un alleato chiave dell’Africa e lo è anche la Cina. L’Africa sta costruendo ponti, non si sta isolando”. Secondo Adesina, l’Africa cerca partnership equilibrate, trasparenti e reciprocamente vantaggiose con tutti i principali attori globali, inclusi Stati uniti, Cina, Unione europea e Stati del Golfo: “Credo che, in definitiva, vogliamo assicurarci che qualsiasi accordo stipulato con l’Africa sia trasparente, giusto, equo e guidato dall’Africa e nell’interesse dell’Africa”.
Adesina, che concluderà il suo secondo e ultimo mandato come presidente della Banca a settembre, ha respinto il paradigma della dipendenza dagli aiuti esteri: “L’era degli aiuti come li abbiamo conosciuti è completamente finita”, ha detto alla Cnn, parlando invece “investimenti coraggiosi”, grazie alla mobilitazione delle risorse interne, nelle infrastrutture e nell’industrializzazione a valore aggiunto. Secondo Adesina, gli aiuti devono essere trasformati in finanziamenti agevolati per consentire alle istituzioni finanziarie multilaterali come la Banca africana di sviluppo di fare di più per il continente, mobilitando più capitale privato per sviluppare e ridurre i rischi dei progetti.
Sebbene l’Africa rappresenti circa il 20% della popolazione mondiale e meno del 3% del Pil mondiale, Adesina ha detto che questa si sta dotando di un modello di crescita resiliente e trasformativo, con dieci delle venti economie in più rapida crescita del pianeta che attualmente si trovano in Africa e ha ricordato le iniziative principali nell’ambito del programma “High 5” della Banca africana di sviluppo, che hanno avuto un impatto su oltre 565 milioni di persone attraverso investimenti in energia, sicurezza alimentare, industrializzazione, integrazione regionale e iniziative per migliorare la qualità della vita della popolazione africana. Nell’ultimo decennio, AfDB ha investito oltre 55 miliardi di dollari in infrastrutture per rafforzare l’integrazione economica in tutta l’Africa, oltre ad altri investimenti cruciali per promuovere una crescita inclusiva: il gruppo bancario africano è di gran lunga il principale finanziatore di infrastrutture in tutta l’Africa. Adesina ha anche citato il grande potenziale del progetto Mission 300, un’iniziativa congiunta della Banca mondiale e della Banca africana di sviluppo per collegare 300 milioni di persone in Africa all’elettricità entro il 2030: “Senza elettricità cosa si può fare? Non si può industrializzare, non si può creare valore aggiunto, non si può essere competitivi al buio” ha detto.
Tornando all’impegno della Banca per il continente africano, Adesina ha sottolineato i risultati dell’Africa investment forum, lanciato nel 2018 da AfDB e da altri otto partner, e che ha portato alla mobilitazione di oltre 225 miliardi di dollari di investimenti nel continente nel corso degli anni. Secondo il rapporto diffuso dal Gruppo APO per conto del Gruppo della Banca africana di sviluppo (Afdb), Adesina ritiene che, nonostante le sue sfide, l’Africa sia la più grande destinazione per investimenti greenfield al mondo e continui a essere il sogno di ogni investitore: “Abbiamo l’energia idroelettrica. Abbiamo un’enorme popolazione giovane che può diventare la forza lavoro mondiale. Il 65% della terra arabile rimasta nel mondo per sfamare quasi 9,5 miliardi di persone entro il 2050 si trova in Africa, quindi ciò che l’Africa farà con essa determinerà il futuro del cibo nel mondo”.
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