di: Valentina Milani | 17 Marzo 2025
“In qualsiasi momento potrebbe scoppiare la guerra tra Etiopia ed Eritrea. Coinvolgerà l’intera regione limitrofa, compreso il Sudan, e la sicurezza del Mar Rosso ne risentirà direttamente. Al centro della condotta e dell’esito di questo conflitto ci sarà il Tigray, che ha un esercito consistente, ben addestrato ed esperto”. Queste le parole che compongono l’attacco di un articolo uscito su The Africa Report e firmato dal generale Tsadkan Gebretensae, vicepresidente dell’amministrazione ad interim del Tigray. Dalla pubblicazione di quel pezzo, nel quale viene specificato che “rappresenta esclusivamente le opinioni dell’autore e non quelle dell’amministrazione regionale ad interim del Tigray”, lo scenario più preoccupante è tornato ad avere una certa concretezza.
Secondo Payton Knopf e Alexander Rondos, ex inviati di Stati Uniti e Unione Europea per la regione, il rischio di un conflitto su larga scala non è infatti da escludersi. “Il deterioramento della situazione politica e della sicurezza in Tigray è come legna secca pronta a prendere fuoco”, hanno scritto in un editoriale su Foreign Policy.
Le tensioni tra Addis Abeba e Asmara sono tornate a crescere nelle ultime settimane, alimentando il timore di una nuova crisi nel Corno d’Africa. Le preoccupazioni per un nuovo conflitto derivano dalla divisione del Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf), che lo scorso anno si è frammentato in due fazioni: una che governa la regione con l’approvazione del governo federale etiope e un’altra dissidente, accusata di cercare un’alleanza con l’Eritrea. Martedì, la fazione dissidente ha preso il controllo della città settentrionale di Adigrat. Getachew Reda, leader dell’amministrazione ad interim del Tigray, ha chiesto al governo centrale di intervenire per contrastare i ribelli, che negano di avere legami con Asmara. “C’è una chiara ostilità tra Etiopia ed Eritrea”, ha dichiarato in conferenza stampa. “Temo che il popolo del Tigray possa diventare nuovamente vittima di una guerra in cui non si riconosce”.
Finora il governo federale etiope non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla crisi, mentre il ministro dell’Informazione eritreo ha liquidato le parole di Tsadkan come “psicosi guerrafondaia”. Tuttavia, secondo Human Rights Concern – Eritrea, a febbraio Asmara ha avviato una mobilitazione militare su scala nazionale. Nel frattempo, fonti diplomatiche e funzionari tigrini riferiscono che Addis Abeba avrebbe inviato truppe verso il confine eritreo nelle ultime settimane. Reuters, che ha riportato la notizia, precisa di non essere stata in grado di verificare in modo indipendente questi sviluppi, e i portavoce dei due governi non hanno risposto alle richieste di commento.
Le relazioni tra Etiopia ed Eritrea sono state storicamente caratterizzate da tensioni. Dopo un conflitto trentennale, l’Eritrea ha ottenuto l’indipendenza dall’Etiopia nel 1993. Tuttavia, tra il 1998 e il 2000, i due Paesi hanno combattuto una sanguinosa guerra di confine. Nel 2018, Abiy Ahmed e il presidente eritreo Isaias Afwerki hanno siglato un accordo per la normalizzazione delle relazioni, che è tuttavia rimasto fragile. Le truppe eritree si sono schierate al fianco delle forze federali etiopi nella guerra civile del Tigray (2020-2022), ma sono state escluse dai negoziati di pace successivi, alimentando nuove tensioni.
A peggiorare ulteriormente i rapporti, le ripetute dichiarazioni pubbliche di Abiy, dal 2023, sulla necessità per l’Etiopia, priva di sbocchi sul mare, di ottenere un accesso strategico al Mar Rosso. Molti analisti interpretano queste parole come un velato riferimento a possibili rivendicazioni territoriali su Eritrea e Gibuti.
Lo scorso ottobre, Asmara ha rafforzato le sue alleanze regionali firmando un patto di sicurezza con Egitto e Somalia, visto da molti come una mossa per contrastare le presunte ambizioni espansionistiche etiopi.
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