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Aif2025: Mission 300, Lesotho e Guinea puntano su export energia

di: Michele Vollaro | 25 Novembre 2025

Sono piccoli giganti idrici, ma puntano a diventare le batterie ricaricabili delle rispettive regioni. Nella sessione dedicata al settore pubblico del “Mission 300 Day” in corso oggi a Rabat, alla vigilia dell’apertura ufficiale dell’Africa investment forum (Aif), Lesotho e Guinea hanno delineato la loro strategia: sfruttare l’immensa disponibilità di acqua per generare idroelettrico da esportare nei Paesi vicini, finanziando così l’elettrificazione delle proprie aree rurali.

Il caso più emblematico è il Lesotho: “Occupiamo solo il 3,4% della superficie dell’Africa Australe, ma forniamo il 40% dell’acqua della regione”, ha sottolineato il ministro delle Risorse naturali, Mohlomi Moleko. L’obiettivo del piccolo regno montuoso è ambizioso: “Diventare un esportatore netto di energia pulita nella regione entro i prossimi due anni”.

Moleko ha annunciato la costruzione di nuovi impianti solari e idroelettrici, oltre a cinque nuove linee di trasmissione verso il Sudafrica, il gigante energivoro che circonda il Paese. Per le comunità isolate nelle impervie zone montuose, dove i costi di estensione della rete nazionale sarebbero insostenibili, il ministro ha invece confermato il ricorso a sistemi off-grid e mini-reti solari per garantire l’accesso universale.

Simile la posizione della Guinea, definita il “serbatoio d’acqua” dell’Africa Occidentale con i suoi 1.300 corsi d’acqua. Il segretario generale del ministero dell’Energia, Moussa Koulibaly, ha sottolineato come il Paese sia ormai interconnesso con i vicini – Costa d’Avorio, Liberia, Sierra Leone – tramite la rete d’interconnessione regionale Clsg, posizionandosi come hub per la sicurezza energetica dell’area.

Ma per trasformare l’acqua in luce servono progetti “bancabili”. Ed è qui che interviene il capitale filantropico. William Asiko, vicepresidente per l’Africa della Rockefeller Foundation, ha spiegato che il ruolo delle fondazioni non è finanziare le centrali, ma assorbire i costi di preparazione. “Gli investitori privati hanno i capitali ma chiedono dettagli: come avrò il mio ritorno? Qual è il quadro legale?”, ha detto Asiko. Per questo, la fondazione Rockefeller sta finanziando le “Compact delivery units” (Cdmu) all’interno dei ministeri: unità tecniche specializzate incaricate di trasformare le idee politiche in dossier pronti per la firma degli investitori.

Un approccio pragmatico condiviso da Batchi Baldeh della Banca africana di sviluppo (AfDB), che ha però avvertito: “Il settore privato non investirà mai volentieri nelle linee di trasmissione, quello è compito del pubblico”, ricordando a tutti come senza reti nazionali forti e compagnie elettriche solvibili, l’energia prodotta resterà comunque intrappolata nelle dighe.

© Riproduzione riservata

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