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Esportare know-how e tecnologia italiana in Africa, la ricetta di FederUnacoma

di: Tommaso Meo | 13 Ottobre 2025

Disporre di una forza lavoro qualificata è fondamentale per permettere a un Paese, o a un intero continente come l’Africa, di affrontare con successo le sfide economiche e sociali del futuro. In agricoltura, l’Africa detiene circa il 60% delle terre coltivabili ancora inutilizzate a livello globale, ma la partita oggi non riguarda tanto l’estensione delle superfici, bensì l’efficienza, la trasformazione locale e, soprattutto, la formazione di una popolazione giovane e in costante crescita.

Di innovazione e formazione, in riferimento al continente africano, si è discusso quest’anno ad Agrilevante, la rassegna internazionale delle tecnologie per l’agricoltura del Mediterraneo che si è tenuta la scorsa settimana a Bari. Anche grazie alla collaborazione con Ice e con il suo programma di formazione LabInnova, la manifestazione ha ospitato quest’anno operatori provenienti dai principali Paesi target del Piano Mattei per l’Africa – Mauritania, Senegal, Ghana, Kenya, Angola, Tanzania, oltre ad Algeria, Egitto, Marocco e Tunisia.

Come noto, la strategia del governo italiano ha proprio nell’agricoltura e nelle tecnologie agricole una delle linee di intervento prioritarie. E la formazione può essere un volano tanto per lo sviluppo dell’agricoltura del continente, quanto per l’internazionalizzazione delle imprese italiane.

I sistemi educativi dei Paesi africani presentano criticità strutturali e “colli di bottiglia” che ostacolano la formazione di una forza lavoro qualificata e adeguata alle esigenze di un mercato in rapida evoluzione. Tra i principali problemi ci sono un numero medio di anni di scolarizzazione ancora insufficiente, tassi elevati di abbandono nella scuola primaria e risultati di apprendimento spesso inadeguati. Tuttavia, alcuni Paesi africani mostrano settori della formazione professionale sufficientemente solidi, rappresentando un terreno fertile per progetti di collaborazione internazionale. In questo contesto, FederUnacoma (Federazione Nazionale Costruttori Macchine per l’Agricoltura) e la società editrice Internationalia hanno presentato ad Agrilevante i primi tre volumi di una collana di studi sulla formazione professionale in agricoltura.

Nei tre Paesi analizzati— Tanzania, Tunisia e Ghana, tutti a forte vocazione agricola — la modernizzazione agricola passa attraverso la formazione tecnico-professionale (Tvet), considerata la leva chiave per aumentare produttività e competitività. Tuttavia, emergono criticità comuni: formatori poco aggiornati, sistemi frammentati e forte dipendenza dalla cooperazione esterna. In Tanzania, dove l’agricoltura impiega circa il 65% della forza lavoro, la produttività resta stagnante per l’assenza di standard e competenze nella meccanizzazione. Il settore agricolo tunisino, invece, contribuisce al 12% del Pil, ma solo il 48% dei programmi di formazione dei formatori è stato realizzato nel 2020, anche a causa dell’invecchiamento del personale docente. Nonostante la riforma Tvet del 2019 e il ruolo chiave dell’agricoltura (oltre il 20% del Pil), anche in Ghana l’aggiornamento dei docenti resta irregolare e le strutture didattiche inadeguate.

L’Africa è un continente enorme e le esigenze, anche in questo campo, divergono molto da Paese a Paese, ma informazioni e contatti come quelli raccolti nei tre studi rappresentano per le imprese un buon punto di partenza per conoscere meglio i mercati di riferimento. “La formazione è fondamentale non solo per quanto riguarda le macchine agricole ma per tutte le fasi del processo produttivo” ha sottolineato Maria Teresa Maschio, che guida FederUnacoma. “Dalla progettazione di macchinari agricoli tecnologicamente avanzati alla realizzazione di sistemi di irrigazione ad alta precisione, dall’implementazione delle filiere sino al capacity building, le nostre aziende – ha detto la presidente – possiedono un know-how d’eccellenza che può rispondere alla domanda di formazione delle economie agricole africane”. Una strategia win-win ben sostenuta dal Sistema Italia, ha spiegato Maschio: “Stiamo facendo squadra, guidati dal ministero dell’Agricoltura, per raggiungere l’obiettivo di tutti che è quello di aumentare le esportazioni”.

E fare squadra, anche sulla formazione, è stato uno dei concetti sottollineati a Infomundi da Matteo Zoppas, presidente dell’Agenzia Ice. Una soluzione per la formazione post-vendita saranno i centri di formazione tecnologica come quello in fase di avvio in Uganda, a cui hanno collaborato FederUnacoma e Ice: “L’obiettivo non è solo quello di formare gli operatori, ma soprattutto quello di formare i formatori degli operatori, in modo da creare un know-how utile ai macchinari italiani” ha dichiarato Zoppas.

Formazione e specializzazione saranno in futuro sempre più al centro anche di progetti di cooperazione internazionale che vedono soggetti privati lavorare in partnership con ong italiane e locali. La cooperazione nel campo della formazione conta già esperienze importanti a livello universitario e post-universitario ma non è stata ancora pensata a livello di scuole tecniche e agrarie, che sono invece fondamentali per la formazione di tecnici della meccanica agricola e che sono il “target” specifico della nuova iniziativa.

Dalle macchine agricole a quelle per la trasformazione, fino al packaging, la strategia di “formare i formatori” può diventare in futuro uno dei principali strumenti per sostenere il Made in Italy sui mercati africani. Un approccio che punta non solo a vendere tecnologia, ma a creare competenze durature e partnership di lungo periodo, trasformando la distanza geografica in un’opportunità di crescita condivisa.

© Riproduzione riservata

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