di: Celine Camoin | 25 Settembre 2025
Sta per finire la sospensione delle esportazioni di cobalto in Repubblica Democratica del Congo, imposta lo scorso febbraio al fine di stabilizzare il mercato e regolamentare l’attività mineraria informale. Verranno introdotte quote di esportazione del minerale, usato principalmente nella produzione di batterie per dispositivi elettronici (telefoni, computer) e veicoli elettrici.
L’Autorità di regolamentazione e controllo del mercato delle sostanze minerali strategiche (Arecoms) ha annunciato la fine della sospensione a partire dal 16 ottobre 2025. Si applicherà un sistema di quote per l’ultimo trimestre del 2025: un volume massimo di 18.125 tonnellate di cobalto, di cui 3.625 tonnellate a ottobre, poi 7.250 tonnellate a novembre e dicembre.
Il sistema sarà esteso nel 2026 e nel 2027, con un tetto annuo di 87.000 tonnellate di esportazioni dirette da parte delle società minerarie, a cui si aggiungeranno 9.600 tonnellate di cosiddette quote “strategiche”, assegnate a esclusiva discrezione dell’Arecoms. Le esportazioni annuali non supereranno quindi le 96.600 tonnellate, un volume paragonabile a quello del 2020, prima dell’impennata dei prezzi internazionali, che ha raggiunto il picco di 85.524 dollari a tonnellata a maggio 2022.
Le conseguenze per i produttori, tra esenzioni e nuove sfide
Alcune entità saranno esentate dal sistema di quote, ossia aziende che hanno venduto meno di 100 tonnellate nel 2024 (New Minerals Investment, Metal Mines, Excellen Minerals, Divine Land Mining, Cnmc Congo Compagnie e Hmc), ad eccezione dell’Entreprise Générale du Cobalt (Egc), responsabile della commercializzazione della produzione artigianale. Sono esenti anche le aziende con una raffineria di cobalto ma che non hanno gestito una miniera negli ultimi cinque anni, nonché quelle le cui riserve di cobalto sono esaurite.
Secondo l’Arecoms, la quota di base sarà assegnata alle aziende in base al loro volume storico di esportazioni, ad eccezione di Egc e Société du Terril de Lubumbashi (Stl), che saranno soggette a un trattamento speciale. I volumi non utilizzati della quota di base saranno riassegnati alla quota strategica e tali quote potranno essere riviste trimestralmente in caso di squilibri significativi nel mercato globale.
Alcuni osservatori scrivono che la misura mette immediatamente sotto pressione la Cmoc cinese, le cui due filiali congolesi (Tenke Fungurume e Kisanfu) hanno esportato complessivamente 95.779 tonnellate nel 2024, quasi l’intero volume ora autorizzato per l’intero settore nel 2026 e nel 2027. L’azienda, supportata dal suo principale azionista Catl, fa ampio affidamento sul cobalto per soddisfare la crescente domanda di veicoli elettrici e altre applicazioni industriali in Cina. La sua filiale Ixm attiva nel commercio di metalli, aveva dichiarato la causa di forza maggiore sui suoi contratti di fornitura di cobalto il 30 giugno, a seguito dell’estensione dell’embargo nella Rdc.
Glencore, proprietaria al 75% di Kamoto Copper Company, si trova in una situazione diversa, scrive Bankable Africa. La sua produzione esportata ha raggiunto circa 31.000 tonnellate nel 2024, con una previsione di 45.000 tonnellate per il 2025. Il gruppo riconosce l’impatto della sospensione sui suoi risultati, ma afferma di essere favorevole alla regolamentazione, che a suo avviso porrà fine alle vendite incontrollate e ripristinerà una maggiore coerenza tra domanda e offerta. La sua diversificazione multimetallica (rame, zinco, nichel) gli conferisce inoltre una maggiore resilienza.
I piccoli produttori, circa quaranta dei quali superano la soglia delle 100 tonnellate all’anno, sembrano essere i più vulnerabili. Costretti a condividere una quota limitata, potrebbero rapidamente incontrare difficoltà finanziarie. Questo vincolo potrebbe favorire un movimento di consolidamento nel settore congolese, attraverso fusioni e acquisizioni, a vantaggio degli operatori più forti. Tuttavia, l’Arecoms potrà organizzare l’acquisto delle scorte in eccesso detenute da un’azienda che superi la sua quota trimestrale.
L’obiettivo strategico: riequilibrare il mercato globale
A livello globale, l’impatto è considerevole. Si prevede che la sola Cina consumerà circa 47.000 tonnellate di cobalto nel 2026 e 51.000 tonnellate nel 2027 per soddisfare il fabbisogno dei suoi veicoli elettrici, per non parlare dell’aeronautica e delle energie rinnovabili. Le quote congolesi rischiano di rafforzare i contratti bilaterali a lungo termine e di ridurre la liquidità del mercato spot, a scapito degli acquirenti coreani, giapponesi ed europei.
Il giornalista Georges Auréole Bamba ritiene che nel lungo termine, con questo sistema, la Rdc si affermi come un vero arbitro del mercato globale del cobalto, in grado di rimodellare gli equilibri di potere tra Paesi produttori e potenze industriali consumatrici. Diversi obiettivi emergono dietro questa regolamentazione. Ufficialmente, l’obiettivo è stabilizzare il mercato e prevenire l’eccesso di offerta che ha portato all’accumulo di scorte. Ma Kinshasa intende anche utilizzare questa leva per incoraggiare l’industrializzazione locale, subordinando potenzialmente l’accesso a quote strategiche a investimenti nella lavorazione e produzione di batterie nella stesa Repubblica Democratica del Congo.
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