di: Valentina Milani | 29 Agosto 2025
Città del Capo ospita, fino a stasera, la Conferenza regionale africana di Interpol, dedicata a cooperazione, innovazione e rafforzamento delle partnership per contrastare la criminalità organizzata transnazionale. L’incontro riunisce 188 alti funzionari di polizia provenienti da 56 Paesi con l’obiettivo di definire un approccio coordinato alle principali sfide di sicurezza del continente.
Secondo il ministro sudafricano della Polizia ad interim, Firoz Cachalia, “la criminalità organizzata transnazionale resta una delle minacce più gravi per la pace, la stabilità e lo sviluppo in Africa e oltre”. Il commissario generale della polizia sudafricana, Fannie Masemola, ha sottolineato che “il crimine non conosce confini e la nostra risposta non può essere confinata entro le frontiere nazionali”.
Il presidente di Interpol, Ahmed Naser Al-Raisi, ha definito la conferenza “un segnale della determinazione condivisa a trovare soluzioni insieme”, mentre il segretario generale Valdecy Urquiza ha evidenziato che l’incontro rappresenta “una piattaforma critica per condividere esperienze e rafforzare l’impatto delle azioni a tutela della sicurezza africana”.
All’apertura dei lavori, mercoledì, il rappresentante dell’Unione Africana – su mandato di Mahmoud Ali Youssouf, presidente della Commissione – ha dichiarato: “Il Sudafrica non è solo un partner impegnato nella promozione della pace e della sicurezza sul continente; incarna anche una forte leadership nella cooperazione di polizia regionale e internazionale. Il suo benvenuto in questa città iconica crea un contesto ideale per i nostri scambi e rafforza la nostra determinazione condivisa a costruire un futuro più sicuro per tutti”.
L’Unione Africana ha sottolineato la necessità di rafforzare il coordinamento con Interpol e Afripol. “Stiamo affrontando crisi multiple – instabilità geopolitica, cambiamenti climatici, interruzioni delle catene di approvvigionamento – che vengono sfruttate da reti criminali sempre più agili e interconnesse”, ha proseguito. “Le operazioni congiunte come Otapi, Hawk, Eagles’ Nest e Djembé hanno portato a centinaia di arresti, al sequestro di oltre quattro tonnellate di droga e alla liberazione di vittime della tratta di esseri umani e del traffico di migranti”.
Tra le proposte avanzate figurano la creazione di un gruppo di lavoro specializzato in cripto-forensics, lo sviluppo di standard comuni per lo scambio sicuro di informazioni tra Interpol e Afripol e l’interoperabilità tecnica dei sistemi di comunicazione sicura, come I-24/7 e Afsecom.
Il focus della conferenza comprende anche la lotta alla tratta di esseri umani, al traffico di migranti, alla criminalità ambientale e al furto di bestiame, spesso collegato al finanziamento del terrorismo. Un’attenzione particolare è rivolta al cybercrime: secondo il Rapporto Interpol 2025, due terzi dei Paesi africani segnalano un’incidenza medio-alta di reati informatici. L’operazione “Serengeti 2.0”, condotta tra giugno e agosto in 18 Paesi, ha portato all’arresto di 1.209 cybercriminali, al recupero di 97,4 milioni di dollari e allo smantellamento di oltre 11.400 infrastrutture malevole.
Nel corso dei lavori vengono presentate anche nuove linee guida per consolidare il coordinamento tra gli Uffici Centrali Nazionali di Interpol e i punti di contatto Afripol, oltre a un aggiornamento sugli sviluppi della cooperazione con la Banca Africana di Sviluppo per il contrasto a corruzione, riciclaggio, frodi informatiche e crimini finanziari.
Tra i temi in agenda figurano infine la formazione, la creazione di capacità e l’aumento della diversità all’interno delle forze di polizia, con l’obiettivo di rendere le agenzie di sicurezza più efficaci e inclusive.
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